
E’ entrato al bar, si è diretto in bagno e poi si è messo a sorseggiare una birra, mostrando alcuni tatuaggi sulle braccia ad un cliente. Così, come niente fosse accaduto. Come se non fosse stato lui ad uccidere barbaramente Vanessa Ballan, incinta di tre mesi. A raccontarlo è Marika, la barista che ha servito Bujar Fandaj. (SOTTO IL VIDEO)
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Bujar Fandaj, l’ossessione per Vanessa e la scoperta della gravidanza
Vanessa per lui era una ossessione da quando lo aveva lasciato. Poi, nelle ultime settimane, quando era venuto a sapere della gravidanza è scattata la rabbia, la volontà di fargliela pagare. Tanto che, secondo gli inquirenti, Fandaj avrebbe pianificato l’omicidio di Vanessa Ballan, compiuto con un coltello del tutto simile a quelli rinvenuti nella sua abitazione di Altivole. E, soprattutto, Fandaj avrebbe progettato nel dettaglio due depistaggi per crearsi un alibi: il primo, qualche ora prima dell’assassinio, quando sui suoi profili social aveva pubblicato una foto dello svincolo verso Nova Gorica, in Slovenia; il secondo, nella serata di martedì, quando, utilizzando un telefonino senza la sim (per impedire la geolocalizzazione) aveva chiamato i carabinieri confessando: «Sono stato io a fare quella brutta cosa, domani mi consegno alla stazione dei carabinieri di Riese Pio X». Nella sua mente questa telefonata doveva rallentare le ricerche mentre l’uomo, titolare di una azienda artigiana – la Sette Color, specializzata in tinteggiature – si stava preparando alla fuga. (Continua dopo la foto)
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La birra e le chiacchiere al bar dopo il delitto
In via Fornasette era arrivato tra le 11,15 e le 11,30 del mattino, con una bicicletta per evitare le telecamere di sicurezza e, soprattutto, i sistemi di rilevazione delle targhe. Dopo la mattanza se ne era andato, sempre in sella alla sua bici, vagando per la campagna prima di fare una sosta al bar «Ci torno» di San Vito di Altivole. Erano le 14,40 circa, quando è entrato nell’esercizio pubblico: si è diretto in bagno e, poi, ha ordinato una birra.
«Era normale – racconta Marika, la barista intervistata dal Corriere della Sera – ha parlato di tatuaggi, mentre consumava l’ordinazione. Ha socializzato con un cliente per una ventina di minuti, raccontando che si era da poco fatto un tatuaggio sul braccio che riproduce una rosa dei venti e uno nel costato. Diceva che erano riferimenti a storie passate che avevano a che fare con una ragazza, non specificando di chi si trattasse. Dopo è uscito ed è salito su un macchina, una Kia grigia». Forse sperava così di sviare i sospetti su di lui ma i carabinieri, che erano già arrivati a Fandaj, sia grazie alle dichiarazioni di Nicola, il compagno di Vanessa, ma soprattutto per quello che era stato trovato nel borsone abbandonato nel giardino della casa di lei: un altro coltello, un martello con il marchio della ditta di Fandaj con cui aveva rotto la vetrata di una porta finestra per entrare nella casa della vittima. (Continua dopo il video)
Il tentativo di costruirsi un alibi
A quel punto infatti i militari avevano già messo sotto controllo la sua abitazione a San Vito di Altivole così, quando alle 21.30, l’uomo era appena uscito dalla doccia, è stato fatto scattare il fermo. Sul letto c’erano ancora i vestiti che indossava al momento di uccidere Vanessa, come proverebbe la ripresa effettuata dalla telecamera di sicurezza di un vicino di casa della 26enne. La foto postata sui social e l’ingresso al bar, secondo la Procura sono un chiaro tentativo di costruirsi un alibi, il che renderebbe evidente la premeditazione così come il suo elevato livello di pericolosità sociale.