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Ferrovie italiane, il vero divario tra Nord e Sud: i numeri parlano chiaro

Pubblicato: 15/02/2024 12:16

Altro che ponte sullo Stretto, ragione di vita del ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Matteo Salvini. Una larga parte dei treni italiani oggi sono vecchi, lenti e scomodi. Come testimoniano i milioni di pendolari che li utilizzano (o hanno smesso di farlo), specialmente nel Meridione, ogni giorno. “Il Governo Meloni non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida è attuare un cambiamento profondo della mobilità, puntando sulla decarbonizzazione e sul recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali”. L’esortazione arriva da Legambiente con il nuovo report di Pendolaria (dati del 2023) presentato ieri proprio a Reggio Calabria. Che evidenzia, tra l’altro, quali sono le 12 linee peggiori d’Italia.

L’analisi racconta, in sintesi, un Paese caratterizzato da nodi irrisolti per le ferrovie e una forbice sempre più ampia tra nord e sud su qualità e quantità del trasporto. Secondo Legambiente il grande dimenticato è il Mezzogiorno: qui le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono lontani dai livelli del resto d’Italia. Al Sud – rileva il rapporto – l’età media dei treni è di 18,1 anni, in calo rispetto ai 19,2 anni del 2020 e ai 18,5 del 2021, ma ancora lontana dai 14,6 anni del nord. Con due record al negativo per “anzianità” di parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni e in Calabria 21,4 anni”.

Quattro delle 12 linee ferroviarie peggiori d’Italia, segnalate da Legambiente per il 2024, si trovano al Sud, tra conferme e nuovi ingressi. Oltre alle quattro rilevate nel Meridione (ex linee circumvesuviane, la linea Catania-Caltagirone-Gela, la linea Jonica, la tratta Barletta-Trani-Bari), ci sono anche: la Roma–Ostia Lido, la Roma-Viterbo (ex Roma Nord), la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti (presenta ancora 46 km di binario unico sui 63 totali), la Verona-Rovigo. Poi come new entry la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino (linea tra le piemontesi col maggior numero di utenti all’anno e quella che registra ritardi e soppressioni nel servizio ferroviario metropolitano) e il suo proseguimento Pinerolo-Torre Pellice (qui la riattivazione del servizio, sospeso nel 2012, vede la procedura ancora alla fase progettuale); la Grosseto-Siena.

Alle linee che sono in fondo alla classifica dell’offerta per una mobilità su ferro efficiente e civile, si aggiungono quelle chiuse e sospese ormai da anni. Pendolaria ne cita alcune come la Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 per alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa per il crollo del Ponte Carbone nel maggio 2011) o quelle delle linee a scartamento ridotto da Gioia Tauro a Palmi e a Cinquefrondi, in Calabria: qui il servizio è sospeso da 11 anni “e non si vede alcun progetto concreto di riattivazione”. Poi in Sicilia sono 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km, mentre non sono elettrificati 689 km (il 46,2% del totale). Legambiente definisce poi “imbarazzanti i tempi di percorrenza: ad esempio per andare da Trapani a Ragusa servono 13 ore e 14′ cambiando 4 treni regionali”.

In tutto ciò il dibattito pubblico e le risorse economiche per la mobilità del Mezzogiorno “sembrano ruotare attorno alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina con una spesa complessiva di 11,63 miliardi di euro in 9 anni. Un’opera – rimarca Legambiente – inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico”. L’associazione richiama poi l’attenzione su un aspetto non secondario, a proposito delle scelte dell’attuale Governo: è la beffa dei tagli al Pnrr: Nel 2023 il Piano nazionale di ripresa e resilienza promosso dall’Ue, che prevedeva forti investimenti sulle ferrovie, è stato rimodulato. Con tagli per il corridoio Roma-Pescara; all’intervento sul segnalamento Ertms, sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione saltato per mancanza delle materie prime; alla Palermo-Catania che non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026.

Sempre dai dati di Pendolaria, in totale sul sistema di AV/AC (quelle servite dalle linee Alta Velocità/Alta Capacità) al sud si rilevano 840 milioni di tagli. Dove? Sulla Orsara-Bovino (linea Napoli-Bari) per 53 milioni; Caltanissetta Xirbi-Lercara (Palermo-Catania) per 470 milioni, Enna-Caltanissetta Xirbi (Palermo- Catania) per 317 milioni. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50. Resta molto da fare, il messaggio che parte da Legambiente con Stefano Ciafani, presidente nazionale – è chiaro. “Bisogna invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le prioritarie infrastrutture: nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni, veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, garantendo accessibilità e uno spostamento dignitoso e civile”.