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Globalizzazione addio, parola di Mario Draghi: “Prepariamoci a nuovi shock”

Pubblicato: 16/02/2024 07:54

La storia della globalizzazione, una volta celebrata come una panacea dalle élite politiche ed economiche dell’Occidente, sembra oggi raccontare un racconto drasticamente diverso. Questo cambiamento di narrazione è stato evidenziato da Mario Draghi, l’ex Presidente della Banca Centrale Europea e ex premier italiano, in una conferenza tenutasi a Washington. Liberatosi degli incarichi istituzionali, Draghi ha offerto un’analisi franca e ponderata dei fallimenti della globalizzazione, segnando simbolicamente la fine di un’era che iniziò con grandi speranze all’alba del nuovo millennio.

Il sogno della globalizzazione era semplice: un mondo più integrato, più ricco e più libero. Tuttavia, una serie di eventi traumatici, tra cui crisi finanziarie, l’ascesa di regimi capitalistici autoritari e conflitti armati, ha eroso questa visione. L’ascesa del populismo, evidenziata dal successo del Brexit e di altri movimenti simili in Occidente, ha segnato un punto di svolta, mostrando una chiara rivolta contro il sistema esistente da parte degli elettori.

Parlando a Washington, Draghi ha riconosciuto gli indubbi benefici economici portati dall’apertura dei mercati globali, come l’emersione dalla povertà di miliardi di persone, con l’esempio lampante di 800 milioni di individui in Cina negli ultimi quarant’anni. Tuttavia, ha sottolineato una verità scomoda: la globalizzazione non ha portato alla diffusione dei valori liberali come inizialmente sperato. Piuttosto, ha indebolito questi principi nei paesi che ne erano stati i principali sostenitori, alimentando invece le forze incentrate su questioni nazionali.

L’ex premier ha poi evidenziato la crescente percezione di ingiustizia tra i cittadini occidentali, che vedevano i loro posti di lavoro trasferirsi all’estero mentre governi e aziende sembravano rimanere indifferenti. Questo senso di frustrazione ha alimentato la domanda di un approccio più assertivo nelle politiche commerciali, incluse misure protezionistiche e di redistribuzione.

Draghi ha inoltre toccato temi di rilevanza critica come la pandemia di COVID-19, che ha esposto le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali, e la guerra in Ucraina, che ha messo in questione la sicurezza degli approvvigionamenti da partner commerciali considerati non affidabili. Questi eventi hanno enfatizzato la necessità di riconsiderare le politiche economiche e di affrontare sfide globali urgenti come il cambiamento climatico.

In sintesi, le parole di Draghi a Washington non sono solo una riflessione sul passato, ma un monito per il futuro. Sottolineano l’importanza di reinventare il concetto di globalizzazione, con un’enfasi rinnovata sulla resilienza, la sostenibilità e l’equità. La globalizzazione, come l’abbiamo conosciuta, potrebbe essere finita, ma si apre la strada per una nuova era, forse più consapevole delle complessità e delle sfide del nostro mondo interconnesso.