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Omicidio Alice Scagni, i genitori: “Morte evitabile. Il comportamento degli agenti? Vergognoso”. E parte la denuncia…

Pubblicato: 04/03/2024 16:23
I fratelli Scagni

Nella memoria depositata dai legali dei familiari di Alice e Alberto Scagni, in vista dell’udienza di domani in cui sono indagate più persone, si sottolinea come uno degli agenti che gestì le telefonate allarmate degli stessi genitori prima dell’omicidio in più passaggi ammette di non aver letto le circolari sui metodi operativi da seguire quando al centralino arrivano richieste al 112.

I genitori di Alice e Alberto infatti, hanno denunciato il personale della Questura che gestì le chiamate il giorno prima del terribile omicidio. La stessa denuncia è pervenuta alla dottoressa del centro di salute mentale della Asl3 che aveva ricevuto tutti i parenti dell’assassino, compresa la stessa Alice, nelle settimane precedenti il delitto per cui l’omicida, ritenuto semi-infermo, è stato condannato a 24 anni e 6 mesi di carcere.
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I genitori di Alberto e Alice: “Comportamento imbarazzante degli agenti”

Nella memoria si legge che “è imbarazzante… nella contraddizione fra i due indagati, la prova della piena consapevolezza da parte del capoturno circa l’identità fra Alberto Scagni e colui che era sospettato di aver dato fuoco poco più di 12 ore prima alla porta della nonna, intervento coordinato dallo stesso agente dalla sala operativa e da lui concluso con l’annotazione di «forti sospetti sul nipote psichiatrico che abita all’interno 29 dello stesso stabile (porta adiacente)”.

E ancora: “Su tali contraddizioni fra i due indagati la Procura nulla osserva. Peraltro, nulla è stato chiesto da parte della Procura del fatto che lo Scagni era stato indicato da lui stesso come “psichiatrico””.

Insomma, dalla denuncia dei genitori di Alberto, si evince una situazione di chiara confusione nei confronti della gestione dell’emergenza. Per i legali che assistono Zarri e Scagni, Fabio Anselmo e Alessandra Pisa, i due agenti che gestirono la telefonata di Scagni poche ore prima della tragedia, nei loro interrogatori si sono chiaramente contraddetti di fronte ai pm.

Secondo il ragionamento di Antonella Zarri e Graziano Scagni, quindi, “in caso di minaccia grave di morte da parte di persona con sospetto psichiatrico, come nel caso di specie, gli operatori potevano e quindi dovevano accertare i precedenti interventi su Alberto … accertarsi delle sue segnalazioni al centro di salute mentale, stimare correttamente la gravità e l’urgenza della situazione e intervenire individuando subito Alberto, eventualmente previa convocazione immediata degli Scagni o reperendo presso la loro abitazione la registrazione effettuata, prova di un indubitabile situazione di allarme. Rintracciare e controllare Alberto quel pomeriggio avrebbe salvato Alice”.

Infine i legali pongono l’accento sul comportamento degli agenti: “indolente e smaccato atteggiamento di disinteresse per la formazione professionale, con la sicumera di fare affidamento solo sulla sua trentennale esperienza”.
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