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Strage Altavilla Milicia, ancora in deposito le salme dei fratellini. Spunta ipotesi videochiamata durante le torture

Pubblicato: 21/03/2024 15:20

Sono ancora in deposito le salme di Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni, i due fratelli uccisi durante la strage di Altavilla Milicia insieme alla mamma Antonella Salamone dal padre Giovanni Barreca, dalla sorella e dai due santoni Sabrina Fina e Massimo Carandente. Sulle bare dei due ragazzi c’erano le loro foto, su quella del più piccolo anche un trenino giocattolo. Oggi, quelle due bare giacciono ancora nel deposito del cimitero cittadino in attesa di sepoltura. Uno strazio senza fine, quello dei fratelli Barreca, che neanche dopo una morte atroce riescono a trovare pace.
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E proprio sui loro ultimi istanti si stanno ora concentrando le indagini della Procura di termini Imerese, che dall’analisi dei tabulati telefonici degli indagati per omicidio dovrà fare luce sul ruolo di un “santone” che avrebbe guidato le procedure di “esorcismo” a distanza, e di una videochiamata fatta proprio nei minuti in cui Kevin stava esalando gli ultimi respiri.
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L’amara scoperta fatta da un carabiniere in pensione

A fare la scoperta un appuntato dei carabinieri in pensione. “Il 16 marzo è morto mio cognato – racconta Nicola Martorana – dopo la funzione siamo andati al cimitero e la salma di mio cognato è stata messa in deposito. Qui abbiamo visto che ci sono ancora le salme dei due ragazzini uccisi nella terebice vicenda di Altavilla e altre tre bare, due uomini e una donna. Un uomo è morto da sei mesi e si trova ancora lì. Nella camera mortuaria c’era un cattivo odore insopportabile. Non ci è stato detto quando sarà seppellito mio cognato. E’ davvero ingiusto”.

Il mistero della videochiamata

Il mistero si infittisce. Oltre al possibile ruolo di un santone, spunta anche una videochiamata nella notte dell’orrore ad Altavilla Milicia. Solo l’analisi dei tabulati telefonici dei tre arrestati potrà chiarire cosa sia realmente accaduto e il ruolo dei protagonisti. 

A parlare della videochiamata sono stati Sabrina Fina e Massimo Carandente. La coppia che vive a Sferracavallo, nei colloqui con gli avvocati Marco Rocca e Salvatore Cusumano, ha scaricato su Barreca e la figlia le responsabilità degli omicidi. Nella villetta loro due c’erano andati per pregare. Ricorda che i due parlassero al telefono con qualcuno, forse addirittura più persone (esisterebbe dunque un gruppo di preghiera ristretto) dalle quali avrebbero ricevuto istruzioni su cosa fare. Ora gli inquirenti dovranno chiarire questo ulteriore dettaglio nel complesso mosaico di eventi accaduti in quella terribile nottata.
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Ultimo Aggiornamento: 22/03/2024 16:11