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Uscire dalla Nato? Una proposta facilona, scivolosa (e rischiosa)

Pubblicato: 29/05/2024 08:22

L’affermazione di Marco Tarquinio a “Tagadà” su La7 ha scatenato un vespaio di polemiche. Il politico, inserito nelle liste del Pd, ha indicato come opportuna l’uscita dell’Italia dalla Nato e addirittura lo scioglimento dell’intera Alleanza Atlantica. Le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti, mettendo in discussione decenni di politica internazionale italiana e di cultura storica e politica.

Questa presa di posizione risulta ancora più significativa se confrontata con le dichiarazioni di Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista Italiano, che nel 1976, intervistato da Giampaolo Pansa, affermava la necessità di restare nella Nato. Berlinguer sosteneva che all’interno dello schieramento atlantico si sarebbe potuto lavorare alla costruzione del socialismo in Italia senza subire ingerenze sovietiche o russe. Questa opinione, sebbene sottoposta a scrutinio filologico, è sempre stata considerata una riflessione importante sulla sicurezza del paese e sulla difesa della democrazia.
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Il discorso di Tarquinio suona come un clamoroso passo indietro, una provocazione che sembra destinata a destabilizzare. Le sue dichiarazioni suonano simili a quelle di Roberto Vannacci, ma con una differenza sostanziale: Tarquinio è schierato con il Pd, illuminando così un fenomeno interessante. I partiti sembrano sempre più disposti a concedere wild card politico/elettorali a candidati provocatori, nella speranza di attirare curiosità e consensi elettorali marginali.

“Se le alleanze servono a perpetuare le guerre, allora è meglio scioglierle,” ha dichiarato Tarquinio con una faciloneria che appare indegna del suo curriculum. Una dichiarazione che ignora decenni di rapporti di forza internazionali e di delicatezza diplomatica. La risposta dei partiti, dalla Lega al Pd, è spesso la stessa: “Sono idee sue e magari non le condividiamo, ma ci troviamo sui princìpi di fondo”. Questa posizione lascia spazio a candidati come Vannacci e Tarquinio, sperando di raccogliere consensi elettorali marginali.
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Ma quali sono le prospettive di questa strategia? La caccia all’elettorale marginale, estraneo alla linea ufficiale del partito ma conquistabile grazie alla verve dei due battitori liberi, potrebbe rivelarsi una mossa vincente o un boomerang. La vera domanda è come questi candidati si integreranno nel gruppo parlamentare una volta eletti. La coesione interna del partito potrebbe essere messa a dura prova, specialmente quando emergono posizioni così radicalmente divergenti come quelle di Tarquinio.

In un contesto internazionale complesso, l’idea di abbandonare la Nato non è solo provocatoria, ma anche rischiosa. La Nato rappresenta una struttura di difesa collettiva che ha garantito la stabilità europea per decenni. La sua importanza va ben oltre le contingenze politiche del momento e la sua dissoluzione potrebbe avere conseguenze imprevedibili.

La provocazione di Tarquinio è dunque un campanello d’allarme. Mentre i partiti tentano di navigare il mare agitato della politica contemporanea, devono anche fare i conti con le implicazioni delle loro scelte di candidati e delle dichiarazioni di questi ultimi. La posta in gioco è alta e le parole, come dimostra questo caso, possono avere un peso significativo.

In conclusione, la proposta di uscire dalla Nato da parte di Tarquinio non solo mette in luce le tensioni interne ai partiti, ma solleva interrogativi fondamentali sulla direzione della politica estera italiana. La difesa della democrazia e della sicurezza nazionale non può essere lasciata alla mercé di provocazioni elettorali, ma richiede una riflessione seria e ponderata.

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