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Dopo il Green, ecco la “transizione alimentare”: cosa prevede il nuovo piano

Pubblicato: 25/06/2024 10:54
transizione alimentare

Dalla carne sintetica alla farina di insetto, dall’alto ci piove addosso la “transizione alimentare“. Dopo quella energetica, è la volta del cibo. Cosa mangiare e cosa bere da qui in avanti? Ce lo dice il World Economic Forum (WEF), che ha stilato una sorta di piano relativo alla cosiddetta “transizione alimentare” che prevede il rinnovamento e la reinvenzione dell’intero settore “all’insegna della sostenibilità e della salute umana e ambientale”. È quanto si legge in un articolo pubblicato sul sito del Forum di Davos, e ripreso da L’Indipendente. Il titolo è “Il rinnovamento e la reinvenzione sono fondamentali per salvare il nostro sistema alimentare. Ecco perché”. Sono loro stessi a paragonare la transizione alimentare a quella energetica. E scrivono: “La transizione alimentare mira a rimodellare il modo in cui la società produce, distribuisce, consuma e scarta il cibo […]. La portata del cambiamento è simile alla transizione energetica. Il riorientamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio richiede interventi a ogni livello di strategia“.
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helsinki riduce consumo di carne ed emissioni

Esattamente come è stato finora per altri ambiti, ecco che in molti fiutano in questa operazione il rischio che, come al solito, sia tutto un gioco delle multinazionali per creare nuove attività speculative e – come scrive Giorgia Audiello nel suo articolo, “per accentrare ulteriormente nelle mani di pochi grandi gruppi il controllo dell’alimentazione umana“. Il WEF punta dunque a, come scrivono nel documento, “alterare le strutture sottostanti all’interno della moderna industria alimentare“. E come? “Riduzione degli ingredienti e dei componenti più dannosi del cibo, in particolare quello industriale, e il miglioramento del profilo nutrizionale dei prodotti: è possibile aggiungere, ad esempio, più fibre e micronutrienti, ma anche più probiotici. Ad esempio, se una multinazionale alimentare aggiungesse cereali integrali alla sua linea principale di snack, potrebbe aumentare l’assunzione di fibre da parte degli americani del 5% entro il 2030″. Poi richiedono “una revisione radicale delle categorie di prodotti e delle tecnologie, reinventando il modo in cui il cibo viene prodotto, distribuito e consumato per enfatizzare la disponibilità, la nutrizione e la sostenibilità”.

Spiega ancora il documento del Wef sulla transizione alimentare: “L’introduzione di proteine alternative e un’alimentazione personalizzata. Le proteine alternative svolgerebbero un ruolo importante nel ridurre l’impatto complessivo delle catene di approvvigionamento alimentare”. Secondo gli autori dell’articolo, “i rapidi progressi nella ricerca e sviluppo a base vegetale, nonché nelle proteine ​​vegetali o animali bioidentiche, nei grassi e negli oli prodotti attraverso la fermentazione di precisione e le biotecnologie coltivate da cellule, stanno aprendo spazi per la reinvenzione”. Si tratta, ovviamente, di tutte soluzioni sviluppate in laboratorio. Un tale modello alimentare, denuncia Audiello, “sarà prerogativa dei grandi gruppi industriali e finanziari”. Occhio poi all’intelligenza artificiale, che entra in campo per stabilire alimentazioni personalizzate, creando diete uniche in base al corredo genetico. Conclude L’Indipendente: “Le oligarchie internazionali di Davos stanno, dunque, sfruttando il problema reale della disfunzione dell’attuale modello di produzione alimentare per attuare uno stravolgimento dell’alimentazione “tradizionale” all’insegna della sempre maggiore “tecnicizzazione” del cibo che favorisce le grandi imprese, concentrando nelle loro mani ricchezza e potere, nonché la facoltà di decidere sull’alimentazione umana”.

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