
Roma, 1970. La strage di Piazza Fontana ha da poco dato il via agli anni di piombo e ha portato alla teorizzazione della strategia della tensione. Per l’Italia inizia uno dei decenni più bui della propria storia. Nella capitale, Carlo, cronista trentenne e “punta di diamante di Giornale Sera”, inizia a indagare sul vorticoso aumento di droga nelle piazze italiane, fino a scoprire una sconcertante verità.
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Questo l’incipit di “Il figlio peggiore” (Fandango Libri), il romanzo noir d’inchiesta scritto da Peter D’Angelo e Fabio Valle, uscito nelle librerie il 5 luglio. Ambientato negli anni Settanta, racconta come e perché l’eroina abbia invaso le strade d’Italia.
Per le strade della capitale si trovano erba e cocaina, ma la situazione è tutto sommato sotto controllo; le stime a Roma indicano la presenza di cinquecentosessanta tossicodipendenti al di sotto dei venticinque anni. Nessuno di loro, tuttavia, fa uso di eroina. Il motivo è il più banale di tutti: nessuno la conosce. Una realtà che molto presto cambia. È il 1975 e in Italia si stima ci siano oltre ventimila eroinomani. Una tragedia che coinvolge famiglie di ogni ceto sociale. Come si legge nel libro: “Quelle pasticche, erbe, essenze, prese in strada, in farmacia o da un amico di ritorno dal Pakistan, stavano cambiando le persone, il modo e il mondo in cui vivevano. E li stavano cambiando in peggio.”

Ma come si è arrivati a tutto questo? Come ha fatto questa nuova e letale droga a diffondersi così velocemente per le strade delle città? L’opinione pubblica è scandalizzata e si cercano i colpevoli di questa disgrazia sociale, presto trovati nelle malsane abitudini delle nuove generazioni e nelle loro idee politiche. I giornali non perdono tempo, ma il “facile” collegamento “non c’entrava niente con la lotta allo spaccio; era stato messo in piedi per terrorizzare l’opinione pubblica, focalizzando le loro paure su punti e collegamenti giusti: sinistra uguale capellone, capellone uguale drogato.”
Carlo segue così le briciole di pane che collegano questa nuova ondata di eroina a qualcosa di ben più grande, qualcosa che va oltre l’immaginabile. Le sue scoperte, però, non passeranno inosservate. Qualcuno vuole impedirgli di diffondere la verità, di rivelare all’Italia la stretta correlazione tra droga, attentati terroristici e politica. In gioco c’è la sua vita.
Lungo il percorso che lo porterà a comprendere la triste realtà, sarà affiancato da un vecchio amico d’infanzia, Selce, ora nel giro della malavita romana, da un coraggioso medico, da Silvia, fotografa di Stampa Alternativa, e da un commissario assetato di giustizia.
Carlo, con il suo modo di fare, la sua incessante ricerca della verità, è il perfetto alter ego di Jay Dark, protagonista de “L’agente del caos” di Giancarlo De Cataldo, che ha il compito di riempire le strade europee di droga per tutelare le democrazie occidentali, ovvero di attuare proprio l’operazione Blue Moon raccontata da Valle e D’angelo. Dove Carlo scopre, Jay nasconde; dove il primo indaga, il secondo occulta.
“Il figlio peggiore”, sotto forma di romanzo, apre una finestra su una delle pagine più oscure della nostra storia recente. La trama nasce grazie a “carte processuali (Corte D’Assise di Brescia), indagini dei ROS e testimonianze dirette, che raccontano come l’eroina a Roma sia arrivata per ridurre la partecipazione politica dei movimenti di opposizione, portando con sé i primi decessi e l’agonia di una generazione dannata, trascinando la sua scia di morte almeno fino agli inizi degli anni ‘90” ci racconta Peter D’angelo. Ed ecco che nasce il racconto perfetto per spiegare la surreale operazione Blue Moon. Dal nome più romantico di quanto gli si addica.
Un’operazione di cui abbiamo sempre saputo poco, forse la testimonianza più importante fu quella di Roberto Cavallaro, interrogato al processo per la strage di Brescia, dichiarò: “Blue Moon è un’operazione che era stata teorizzata e verosimilmente messa in pratica, almeno, che era quella promossa dagli americani proprio in questo senso, tesa a ridurre la soglia della eventuale resistenza attraverso l’ingresso programmato delle sostanze stupefacenti.”
“Con due gocce d’eroina s’addormenta il cuore” cantava De André nel 1978, e tanti in quegli anni ne addormentò. Il libro di D’Angelo e Valle ci fa riflettere sui chiaroscuri della storia, su verità e menzogne dell’informazione italiana, e lo fa in maniera dura, cruda, sbattendoci in faccia una realtà che vorremmo non fosse tale.