“Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio, un minuto dopo averlo fatto ho capito che non sarebbe stato così”. Sono agghiaccianti le parole di Riccardo, 17 anni, ha confessato di aver ucciso il fratello minore Lorenzo, la madre Daniela Albano e il padre Fabio C.. Secondo quanto dichiarato agli inquirenti, il ragazzo si sentiva «oppresso» all’interno del nucleo familiare. «Mi sentivo un corpo estraneo nella mia famiglia. Provavo un malessere. Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio», ha raccontato ai carabinieri subito dopo il delitto. I carabinieri lo hanno trovato davanti alla villetta, passivo: era sporco di sangue, in mutande, aveva ancora il coletto in mano.
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La Pm: “Disagio suo, non legato alla famiglia”
La Pm Sabrina Ditaranto, che ha interrogato il giovane, sta cercando di unire i puntini di un dramma che all’inizio sembava inspiegabile: “Ultimamente sentiva musica molto triste – ha detto la pm – e, contrariamente a una carriera scolastica brillante, l’anno trascorso aveva preso una materia a settembre, matematica.Ma anche questo particolare, a suo dire, non sarebbe stato prevalente nel suo disagio generale”. La Pm ha anche spiegato che il 17enne “ha parlato di un malessere suo, non collegato alla famiglia, era un pensiero che aveva da qualche giorno, non collegato ad un impeto”.
La dinamica della strage
Il dramma si è consumato nella notte tra il 1° e il 2 settembre. Verso le 2 di notte, Riccardo è sceso al piano terra della villetta di famiglia e ha preso un coltello da cucina. È quindi salito nella stanza del fratello minore Lorenzo, che dormiva. Senza esitazione, lo ha colpito ripetutamente, uccidendolo nel sonno. Il rumore ha svegliato la madre, Daniela Albano, che si è precipitata verso la stanza del figlio minore. Ma ad attenderla sulla soglia ha trovato Riccardo, che l’ha colpita mortalmente.
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Subito dopo, il giovane si è diretto verso la stanza del padre, Fabio C., che nel frattempo si era svegliato. Anche lui è stato aggredito e ucciso dal figlio, proprio mentre era concentrato sul cercare disperatamente di salvare il figlio minore. Il corpo di Fabio è stato ritrovato tra il letto e il pavimento, segno di una colluttazione disperata. Dopo il massacro, Riccardo ha chiamato il 112, raccontando inizialmente che il padre aveva ucciso la madre e il fratello e che lui aveva poi ucciso il padre per difendersi. Tuttavia, quando i carabinieri sono arrivati, hanno trovato Riccardo in mutande, con il corpo coperto di sangue e il coltello ancora in mano.
La confessione e il movente
Portato in caserma, il ragazzo ha mantenuto il silenzio per diverse ore. Soltanto dopo un lungo interrogatorio alla presenza del Pm della procura dei minorenni Sabrina Di Taranto e del procuratore capo di Monza Claudio Gittardi, e dopo un colloquio con l’avvocato d’ufficio Giorgio Conti, Riccardo ha confessato. «Sì, li ho ammazzati io. Mi sentivo un estraneo in questa famiglia. Dovevo liberarmi», ha dichiarato. Durante la confessione, ha parlato di un profondo senso di disagio e di isolamento emotivo: «Non avevo un vero dialogo con nessuno. Era come se nessuno mi comprendesse», ha aggiunto. Gli inquirenti hanno riferito che non avrebbe avuto nesusna resistenza alla confessione: “L’interrogatorio è iniziato subito con la sua confessione: non è stato interrogatorio in cui abbiamo dovuto scavare a fondo per fare emergere la verità. Il ragazzo era molto provato dall’attesa. Stava cominciando a rendersi conto della gravità di quanto commesso. Alla presenza del difensore ha immediatamente ritrattato la versione che aveva fornito e accusandosi autore di tutti e tre gli omicidi. Dal punto di vista giudiziario non abbiamo movente, di quello sociologico sono aperte le strade e le indagini”.
Un contesto familiare apparentemente tranquillo
La famiglia di Riccardo era considerata serena e rispettabile. Fabio C. gestiva l’impresa di costruzioni di famiglia, la Vmf Costruzioni Edilizia, insieme al fratello Max. Daniela Albano era proprietaria di un negozio di abbigliamento a Cinisello Balsamo. A scuola, Riccardo aveva un rendimento scolastico altalenante ma sufficiente, e amava giocare a pallavolo. Nessuno aveva mai notato segni di disagio tali da far sospettare un simile epilogo. «Non appena ha portato a compimento questa liberazione, si è reso conto che era successo l’irreparabile», ha dichiarato un investigatore.
Le indagini e le reazioni della comunità
Riccardo è stato arrestato con l’accusa di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e trasferito al carcere minorile Beccaria. Gli investigatori stanno cercando di capire cosa abbia portato il giovane a compiere un gesto così estremo e stanno valutando il suo stato psicologico. La comunità di Paderno Dugnano è sotto shock: «Mai una lite, mai grida», riferiscono i vicini. La nonna Fiorina e lo zio Max si sono recati in caserma durante l’interrogatorio, increduli e addolorati.