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Monferrato, Makka accoltella il padre a 19 anni: “L’ho fatto per salvare mia madre ma non riesco a perdonarmi”

Pubblicato: 12/10/2024 09:53

Makka Sulaev, una giovane di 19 anni di origini cecene, è sotto processo per l’omicidio del padre avvenuto a Nizza Monferrato, nel Monferrato, un evento tragico che ha sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia. Come riporta Il Corriere, la ragazza ha dichiarato di aver agito per proteggere la madre da anni di violenze domestiche. «Ho accoltellato mio padre, ma non avevo scelta», ha affermato durante il processo, esprimendo il timore che i giudici non comprendessero appieno la drammaticità della situazione in cui si trovava.
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Una vita segnata dalla violenza fisica e psicologica

La vita familiare di Makka era segnata dalla violenza fisica e psicologica del padre, che spesso maltrattava la madre davanti ai figli. La giovane ha raccontato che il padre usava una tecnica crudele per punire la moglie, colpendola con pugni allo stomaco che le impedivano di respirare. L’incubo è culminato il 1° marzo 2024, quando Makka ha ucciso il padre con un coltello durante un’aggressione alla madre, dopo che l’uomo aveva inviato messaggi minatori via Whatsapp, tra cui uno particolarmente inquietante in cui le prometteva: «Appena arrivi a casa ti stacco la testa».

Makka ha spiegato che quel giorno, temendo per la vita della madre, aveva acquistato un coltello e lo aveva nascosto in camera sua. Quando il padre, accecato dalla rabbia, ha iniziato a strangolare la moglie, la ragazza ha reagito, colpendo l’uomo. «Mi ha presa per i capelli e mi ha buttata a terra, mi ha colpita con pugni, mia madre cercava di fermarlo… A quel punto ho preso il coltello», ha raccontato.

Nonostante la drammaticità della situazione, Makka ha espresso profondo rimorso per quanto accaduto. «Non c’è un solo giorno in cui non mi tormenti pensandoci», ha detto, ammettendo che avrebbe voluto trovare una soluzione diversa. Pur consapevole della violenza subita dalla sua famiglia, la giovane non giustifica l’omicidio e si assume tutte le responsabilità. Ha inoltre riferito di essere perseguitata dalla voce del padre nei suoi sogni, una voce che ha dovuto riascoltare mentre traduceva gli audio minatori per il processo.

Oggi, Makka si trova agli arresti domiciliari con un braccialetto elettronico, e nonostante la difficoltà del percorso che l’attende, spera di dimostrare la propria buona fede.

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