Vai al contenuto

Mascherine-gate, Arcuri in Commissione Covid: “Ciò che emerge è inquietante”. Cosa ha detto e le reazioni

Pubblicato: 17/01/2025 10:28
Arcuri

Domenico Arcuri ha parlato alla commissione di inchiesta bicamerale sul Covid. Il suo intervento era molto atteso, visto che ha ricoperto uno dei ruoli apicali nella gestione dell’emergenza. L’audizione dell’allora commissario straordinario, nominato da Giuseppe Conte, ha alimentato nuove polemiche. Arcuri parla – dice – “dopo 4 anni in cui mi sono autocondannato al silenzio”. Quanto alla questione centrale dell’audizione, ossia il caso-mascherine, l’ex commissario sostiene che la vicenda sia stata raccontata come “una spy story” rispetto alla quale “ho dato mandato ai miei avvocati di tutelarmi”. FdI e Lega, però, denunciano lo “scandalo mascheropoli” e la “gestione opaca“, sulla quale “faremo luce nonostante l’evasività delle risposte“. Oltre ad Arcuri, in Commissione era presente Dario Bianchi, il fondatore e amministratore di Jc-Electronics Italia, la società laziale incaricata di fornire le mascherine e con la quale poi il contratto venne rescisso. Cosa è emerso dallo scontro?
Leggi anche: “Stimola la crescita dei tumori”. Ecco l’incredibile scoperta su un alimento di uso quotidiano

Roberto Speranza annuncia stop alle mascherine all'aperto

Bianchi, ascoltato per primo, sostiene che Arcuri avrebbe rescisso il contratto per favorire aziende cinesi a scapito della Jc. L’ex commissario ha presentato una lunga relazione per “scagionarsi”. Pesa, però, la decisione del tribunale di Roma che, in primo grado, ha condannato lo Stato a risarcire con oltre 203 milioni di Euro proprio la Jc Electronics, per l’annullamento ritenuto illegittimo di una consistente commessa di mascherine. “Qualcuno ha sostenuto — replica Arcuri — che la struttura commissariale ha stracciato un contratto con un’azienda per stipulare il giorno dopo un contratto con un’altra azienda poi oggetto di indagine penale. Ma la risoluzione per inadempienza del contratto con la Jc, relativa alla fornitura di un milione di mascherine non conformi, è successiva alla conclusione delle forniture con le società cinesi”. A livello penale Arcuri è però ancora imputato per il reato di abuso d’ufficio, per il quale ha chiesto il rito abbreviato. La vicenda è intricatissima.

Mascherine FFP2 e mascherine chirurgiche, come fare per controllare che siano a norma di legge

“Il nostro contratto è stato firmato il 23 marzo 2020 – ha spiegato Bianchi – Due giorni dopo, il 25 marzo, Arcuri inviava il primo ordine al consorzio Wenzhou e Luokai, al prezzo di 2.20 euro a mascherina. Lo stesso prezzo che avevamo concordato noi”. Bianchi ha sottolineato che le mascherine proposte dalla sua azienda erano conformi e validate dall’Inail. Ma il 26 giugno 2020 arrivò una contestazione da parte della struttura commissariale per non conformità. Nel frattempo, le forniture provenienti dai consorzi cinesi andavano avanti, nonostante, secondo quanto dichiarato da Bianchi, le mascherine di questi fornitori fossero accompagnate da certificati non a norma. Ha affermato Bianchi: “La dogana italiana sapeva che i documenti non erano validi e anche il governo cinese aveva segnalato che le certificazioni erano problematiche. Ma le forniture proseguivano”. Un elemento che Bianchi ha descritto come “inquietante“. “Sui documenti doganali compariva il nome Luokai trade, ma l’azienda si chiamava Luokai trading. Il 19 maggio 2020 qualcuno corre a cambiare il nome della società alla Camera di commercio cinese”, ha sottolineato Bianchi. “Ma come potevano i documenti antecedenti a quella data riportare già il nuovo nome della società? Hanno il dono della veggenza?”. E mentre la Jc veniva sottoposta a numerosi controlli (Bianchi ne ricorda 28), la struttura commissariale, secondo Bianchi, avviava un nuovo contratto con le aziende cinesi “nonostante le evidenti problematiche legate alla qualità e alla conformità delle mascherine fornite”. Ultima questione sollevata da Bianchi è il costo delle mascherine fornite da Wenzhou e Luokai che nel tempo sarebbe “triplicato”.

Alla luce di tutto questo è scoppiato lo scontro politico, con la maggioranza del governo pandemico formata da Pd e M5S che si è schierata a difesa di Arcuri e l’attuale maggioranza, all’epoca all’opposizione, che promette guerra. Il capogruppo in Senato Lucio Malan ha tuonato: “Arcuri doveva chiarire la sua posizione, invece minimizza, denigra altri auditi, sindaca sull’operato di società private. È stato evasivo, ma dovrà rispondere alle nostre domande”. La fase, infatti, di interrogazione da parte dei commissari sarà successiva. “Ciò che emerge è inquietante” per Galeazzo Bignami, numero uno alla Camera dei meloniani. Anche la Lega, con Claudio Borghi, lamenta l’”atteggiamento vittimistico di Arcuri”.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure