
A Genova sindacati e lavoratori sono sul piede di guerra. Ma quello con cui si stanno scontrando, piaccia o no, è il futuro: un’azienda in ottimo stato, che produce grandi utili, ha lasciato a casa senza preavviso quattro persone per sostituirle con l’intelligenza artificiale o per effettuare una delocalizzazione in Paesi più convenienti per contenere i costi del lavoro.
La mobilitazione mostra la crescente preoccupazione per il futuro occupazionale, in questo caso del settore marittimo: mercoledì, i lavoratori della Maersk di Genova hanno scioperato contro i licenziamenti improvvisi e la crescente sostituzione del lavoro umano con le AI. La protesta, che ha visto la partecipazione di oltre cento persone, si è svolta davanti alla sede della multinazionale danese ai Magazzini del Cotone.
I licenziamenti e le accuse dei sindacati
I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno denunciato la decisione “ingiustificata” di licenziare quattro lavoratori con un’anzianità di servizio che va dagli 8 ai 25 anni. I dipendenti sono stati convocati per un incontro sulla performance lo scorso venerdì, ma al loro arrivo hanno ricevuto la lettera di licenziamento e sono stati invitati a lasciare immediatamente l’ufficio.

Secondo quanto dichiarato dalle organizzazioni sindacali, le mansioni dei lavoratori licenziati sono state trasferite alle Filippine, mentre altre posizioni sono state sostituite dall’intelligenza artificiale.
La decisione della multinazionale è stata vista come una mancanza di rispetto per la dignità dei dipendenti, poiché non sono state offerte soluzioni alternative, come il ricollocamento in altri reparti, nonostante l’esperienza e la professionalità dei lavoratori coinvolti. I sindacati hanno sottolineato che, nonostante l’azienda abbia registrato un utile netto di 208 milioni di euro nel primo trimestre 2024, ha scelto comunque di ridurre il personale in modo drastico.
Il futuro del lavoro: tra automazione e delocalizzazione
Il settore è sempre più minacciato dall’automazione e dalla delocalizzazione. I lavoratori hanno espresso la loro contrarietà a scelte aziendali che sacrificano la dignità delle persone. “Non possiamo accettare che si calpesti la dignità delle persone per mere logiche di profitto”, hanno dichiarato i manifestanti, esprimendo la paura che l’automazione possa ridurre ulteriormente i posti di lavoro nel settore portuale e marittimo.

Il ruolo della città e le reazioni politiche
Maersk, la seconda compagnia di navigazione container più grande al mondo, impiega circa 220 persone a Genova, ma i sindacati fanno notare che, nonostante l’azienda abbia registrato i migliori utili nella sua storia, i posti di lavoro continuano a diminuire. Le organizzazioni sindacali evidenziano che, in un contesto in cui il pubblico sta investendo massicciamente in infrastrutture, come la diga, non ci sono garanzie che tali investimenti portino a un aumento occupazionale reale per la città di Genova.
A livello locale, il Comune di Genova ha annunciato un incontro con la dirigenza della Maersk per cercare una soluzione condivisa. I sindacati, intanto, hanno dichiarato che se le lettere di licenziamento non verranno ritirate, la mobilitazione non finirà con questo sciopero, ma sarà solo il primo passo di una protesta più ampia. “Non possiamo permettere che passi il messaggio che licenziare sia così semplice”, hanno concluso i delegati sindacali.