
Il mondo del basket piange la scomparsa di Drazen Dalipagic, icona della pallacanestro jugoslava, europea e italiana. Il grande campione è morto a Belgrado all’età di 73 anni, dopo una lunga malattia.
Una carriera stellare
Nato a Mostar nel 1951, Dalipagic è stato un simbolo del basket slavo negli anni ’70 e ’80, quando la Jugoslavia era ancora unita. Con la maglia della Nazionale jugoslava ha scritto pagine indimenticabili, conquistando il titolo di Mister Europa e diventando uno dei più grandi interpreti del basket europeo.
In Italia, Dalipagic ha lasciato un segno indelebile, giocando per Venezia, Udine e Verona in sette stagioni. Con la maglia della Reyer Venezia, il 25 gennaio 1987, ha stabilito uno storico record segnando 70 punti in una partita contro la Virtus Bologna.
Un talento unico
Definito una “macchina elegante da canestro”, Dalipagic era famoso per il suo tiro perfetto: «Ciuff, ciuff, ciuff, senza sfiorare il ferro», raccontano i suoi ex compagni e avversari. Dino Meneghin, leggenda del basket italiano, lo ricorda così: «Se fosse nato negli Stati Uniti, avrebbe dominato anche la NBA. Era uno splendido tiratore, sempre leale in campo. Non ricordo un suo fallo tecnico».
Un professionista e un uomo gentile
Dalipagic non era solo un fenomeno al tiro. Sapeva passare, difendere e rispettare i compagni. Era famoso per i lunghi allenamenti, durante i quali eseguiva fino a 200 tiri da ogni posizione, per poi fermarsi con i tifosi e i giornalisti.
In Italia ha totalizzato 7.993 punti, collocandosi tra i migliori marcatori della storia del campionato. Dopo il ritiro, tentò la carriera da allenatore, ma senza grandi successi: il suo talento, quasi artistico, mal si conciliava con giocatori meno dotati.
Un’eredità indelebile
Drazen Dalipagic lascia un vuoto enorme nel mondo della pallacanestro. Resterà per sempre una leggenda, simbolo di un’epoca in cui il basket era tecnica, passione e armonia. Addio, fuoriclasse.