
Giorgia Meloni è sotto indagine per favoreggiamento personale e peculato in relazione al caso del generale libico Almasri. Quest’ultimo, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, era stato arrestato dalle autorità italiane il 19 gennaio, ma rilasciato due giorni dopo e rimpatriato in Libia con un volo di Stato, a seguito di una decisione governativa.
Leggi anche: Festival di Sanremo, è già caos: “Misoginia e violenza”, accuse pesantissime
L’inchiesta condotta dalla Procura di Roma coinvolge non solo la premier, ma anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, tutti accusati degli stessi reati. Queste figure hanno gestito direttamente la situazione di Almasri: Nordio per quanto riguarda i rapporti con la Corte penale internazionale e l’arresto, Piantedosi per l’espulsione e il rimpatrio, e Mantovano poiché il volo che ha riportato il generale in Libia era gestito dai servizi segreti.
Adesso il fascicolo è stato inviato al Tribunale dei ministri, che avrà 90 giorni per decidere se rinviare il caso alla Procura e chiedere al Parlamento il permesso di procedere, oppure se archiviare il tutto.

La prima accusa è di favoreggiamento personale. L’articolo 378 del Codice penale stabilisce che chiunque aiuti qualcuno a sfuggire alle indagini dopo un crimine punito con l’ergastolo o la reclusione può essere condannato a una pena di reclusione fino a quattro anni. L’accusa della Procura di Roma è che Meloni e i membri del governo abbiano, in sostanza, agevolato la fuga di Almasri dalle indagini della Corte penale internazionale.
Il secondo reato di cui la premier e gli altri sono accusati è di peculato. Si tratta di un illecito che riguarda in particolare i pubblici ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio, previsto dall’articolo 314 del Codice penale. Se uno di loro, “avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi”. In questo caso bisognerà aspettare eventuali chiarimenti dalla Procura, ma la cosa più probabile sembra essere che l’accusa riguardi l’utilizzo di un volo di Stato per portare immediatamente Almasri in Libia.
Sulla carta, il favoreggiamento penale è punibile con il carcere fino a quattro anni e il peculato fino a dieci anni e sei mesi. Nel complesso, quindi, lo scenario a cui vanno incontro Meloni e i suoi ministri sarebbe quello di fino a quattordici anni di carcere, con un minimo di quattro nel caso del peculato. Va ricordato, però, che le indagini sono ancora nella primissima fase.

Lo ha sottolineato lo stesso Luigi Li Gotti, l’avvocato che ha depositato la denuncia da cui gli inquirenti della Procura di Roma sono partiti per le indagini: “Io ho fatto una denuncia ipotizzando dei reati e ora come atto dovuto, non è certo un fatto anomalo, la Procura di Roma ha iscritto nel registro la premier e i ministri”. Insomma, visto che si sono aperte delle indagini, Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano sono stati iscritti nel registro degli indagati perché questo prevede la prassi.
“Ora la Procura dovrà fare le sue valutazioni e decidere come proseguire, se individuare altre fattispecie o inviare tutto al Tribunale dei ministri”, ha chiarito Li Gotti ad Ansa. E infatti, nell’avviso di garanzia si legge che “gli atti sono stati inoltrati” proprio al Tribunale dei ministri. Sarà questo a procedere con le indagini preliminari, e decidere entro 90 giorni (quindi entro fine aprile) se archiviare il caso o trasmettere nuovamente gli atti alla Procura per chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere. Così avvenne per Matteo Salvini nel caso Open Arms, quando il Senato votò per mandarlo a processo.
Ricapitolando, al momento risulta che Giorgia Meloni, con i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, siano accusati di favoreggiamento e peculato. Ma questa è solo la fase iniziale della procedura. Nelle prossime settimane il Tribunale dei ministri si occuperà di fare propri accertamenti, e prima di maggio si saprà se la palla passerà al Parlamento o se l’intero fascicolo sarà archiviato.