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Pil fermo, nessuna manovra correttiva: per il governo resta l’austerity

Pubblicato: 01/02/2025 12:48

Il Piano di stabilità inviato a Bruxelles va aggiornato, ma per il governo non ci saranno correzioni di bilancio. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, forte dei suoi “conti prudenti”, confida in un risparmio sulla spesa per interessi, grazie al calo dello spread. Il Pil italiano, fermo da sei mesi, cambia il quadro economico previsto, ma per il governo non rappresenta un allarme.

Austerity strutturale: la nuova strategia economica

Nel Piano di stabilità è stato fissato un tetto alla spesa pubblica, che resta invariato indipendentemente dalla crescita economica. Di fatto, l’austerity è già in atto e resterà tale. Il governo punta a riportare il deficit sotto il 3% nel 2025, per uscire dalla procedura europea entro il 2027 e iniziare a ridurre il debito pubblico dell’1% annuo.

Se il deficit dovesse superare il target previsto (3,2-3,3% anziché 2,8% nel 2026), l’Ue potrebbe essere indulgente, considerando la stagnazione dell’Eurozona e la recessione della Germania.

Nuove previsioni economiche: cosa succederà?

Nonostante il governo punti ancora su una crescita dell’1% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025, gli ultimi dati indicano un dimezzamento delle stime. Il Parlamento sta discutendo la situazione nelle commissioni Bilancio, mentre il governo dovrà presentare alla Commissione europea il primo monitoraggio del Piano di stabilità entro il 30 aprile.

De Novellis (Ref): “L’economia è ferma, ma non c’è rischio per i conti pubblici”

Secondo Fedele De Novellis di Ref Ricerche, la crescita prevista per il 2025 si attesterà intorno allo 0,6%, con un andamento stagnante tra zero e uno nel triennio 2023-2025. Alcuni settori hanno beneficiato di misure come il Superbonus e il Pnrr, mentre altri soffrono per la limitazione della spesa pubblica.

Le risorse destinate a sanità, istruzione e salari si contrarranno in termini reali. L’economia rallenta, le entrate calano, ma non sono previsti interventi di sostegno. Qualsiasi deviazione metterebbe a rischio l’intero Piano di stabilità.

Questo significa che le famiglie, sulle cui spalle grava un aumento pesantissimo dei costi dell’energia e della spesa quotidiana, non ci saranno interventi. I costi della crisi economica e delle scelte sbagliate, secondo l’Europa, come sempre li devono pagare i cittadini. E finché le regole saranno queste, i governi nazionali si dovranno adeguare. Ma così il rischio che prima o poi il tappo sociale salti è sempre più concreto.

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