
Sono attesi entro il 28 febbraio i risultati della super perizia sul corpo di Liliana Resinovich, la 63enne trovata morta il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Opp di Trieste, dopo essere scomparsa il 14 dicembre 2021. Secondo le prime indiscrezioni, la donna sarebbe deceduta per asfissia provocata da terzi.
Leggi anche: Liliana Resinovich, rinviata di un altro mese la perizia sulla morte
Leggi anche: Trovati i resti di due donne massacrate e fatte a pezzi: ipotesi serial killer
Le nuove ipotesi sulla morte di Resinovich
Il consulente di Sergio Resinovich, Vittorio Fineschi, ipotizza che la donna sia stata vittima di strozzamento, un’azione che avrebbe causato la frattura di una vertebra e che spiegherebbe l’assenza di lividi sul collo.
Le nuove indiscrezioni sembrano confermare i dubbi di Silvia Radin, cugina della vittima, che insieme al fratello di Liliana, Sergio, ha sempre sostenuto che non si trattasse di suicidio, ma di un omicidio.
“Se queste indiscrezioni fossero confermate, non ci sorprenderemmo. Noi abbiamo sempre avuto il sentore che fosse una morte violenta”, ha dichiarato Radin a Fanpage.it.

Le domande ancora senza risposta
Oltre a chiarire la dinamica della morte, la perizia dovrà rispondere ad almeno 25 quesiti. Tra questi, l’origine delle lesioni sul volto della vittima e la reale data del decesso.
Uno degli elementi chiave dell’indagine riguarda i sacchi della spazzatura in cui era avvolto il corpo di Resinovich. I familiari vogliono sapere con certezza da dove provengano.
“Non ci basta una sola risposta, vogliamo sapere tutto”, ha aggiunto Radin.
Il movente e il ruolo del marito
Secondo la cugina della vittima, dietro il delitto potrebbe esserci una questione economica.
“Liliana aveva nascosto i codici di alcuni conti bancari dietro uno specchio. Poco prima della sua scomparsa, disse al fratello: ‘Se mi succede qualcosa, sai dove sono i codici’”, ha raccontato Radin.
Si parla di una somma intorno ai 100mila euro, distribuita su diversi conti bancari.
Il guanto misterioso e la richiesta di riesumazione
Un altro elemento di interesse è il guanto da giardinaggio ritrovato vicino al corpo della vittima.
“Non lo abbiamo mai visto, così come non abbiamo avuto accesso ai suoi vestiti e ai video delle indagini”, ha detto Radin.
I familiari sostengono che, senza l’attenzione dei giornalisti, il caso sarebbe stato archiviato come suicidio.
“Abbiamo chiesto la riesumazione già tre mesi dopo la sua morte, eravamo certi che non fosse un suicidio”, ha concluso Radin.
I risultati della super perizia potrebbero finalmente far luce su uno dei casi più misteriosi degli ultimi anni.