
L’annullamento delle elezioni dopo la sua vittoria e il successivo arresto non hanno scalfito la popolarità di Călin Georgescu, leader indipendente dell’ultradestra rumena, considerato da molti vicino alla Russia. Mentre il candidato presidenziale è ancora sotto inchiesta per gravi accuse, le piazze rumene si sono riempite di suoi sostenitori, che parlano di golpe e chiedono il ripristino della sua candidatura.
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Sondaggi in crescita per Georgescu
Nonostante le vicende giudiziarie, il sostegno a Georgescu sembra in crescita. Secondo gli ultimi dati diffusi da Europe Elects, il candidato avrebbe raggiunto il 45%, con un incremento di 22 punti percentuali rispetto al 23% ottenuto alle elezioni di novembre.
Un risultato che ha penalizzato la sua principale avversaria, Elena Lasconi, esponente del partito Salviamo la Romania, che passa dal 19% all’8% (-11%). Nel tentativo di arginare l’avanzata di Georgescu, Social Democratici, Partito Nazional Liberale e Unione Democratica Magiara hanno formato un’alleanza, attestandosi al 20,3%.
Se queste proporzioni resteranno invariate fino al 4 maggio, quando i cittadini torneranno alle urne, saranno decisivi i voti dei sostenitori di Lasconi, notoriamente filo-europeisti, e quelli di candidati minori come il sindaco di Bucarest Nicușor Dan (13,6%) e la leader dell’estrema destra Diana Iovanovici Șoșoacă (3,3%).
L’incognita giudiziaria
Resta da capire se Georgescu potrà effettivamente partecipare alle elezioni. Il 26 febbraio, mentre si recava a depositare la candidatura, è stato fermato e arrestato dalla polizia nell’ambito di un’operazione che ha coinvolto anche suoi stretti collaboratori, tra cui il mercenario Horațiu Potra.
Secondo la Procura, le persone coinvolte sarebbero indagate per reati gravi, tra cui azioni contro l’ordine costituzionale, detenzione illegale di armi e munizioni, incitamento all’odio pubblico, costituzione di un’organizzazione fascista, razzista o xenofoba e falsificazione delle dichiarazioni sui finanziamenti elettorali. L’ultima parola spetterà ora alla giustizia rumena, mentre il Paese resta diviso tra chi denuncia un colpo di mano e chi teme per la tenuta democratica dello Stato.