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“Ucraina come Berlino dopo la guerra”: sconcerto per la proposta del generale Usa

Pubblicato: 12/04/2025 12:50

Spartire l’Ucraina come Berlino dopo la Seconda guerra mondiale.” È bastata questa frase, pronunciata dal generale Keith Kellogg in un’intervista al Times, a far tremare le cancellerie europee e a incendiare il dibattito sulle ipotesi future per il conflitto ucraino.

Il paragone con la Germania nazista è apparso a molti come un rovesciamento storico tanto azzardato quanto potenzialmente pericoloso: l’Ucraina, vittima di un’invasione, viene apparentemente considerata come l’aggressore sconfitto di ottant’anni fa.

Una “zona russa” e una “zona occidentale”

Secondo Kellogg, uomo fidato di Donald Trump e tra gli architetti della sua politica estera, l’Ucraina potrebbe essere divisa “quasi come Berlino dopo il 1945”, con truppe britanniche e francesi a Ovest a costituire una “forza di rassicurazione” e l’esercito russo a presidiare l’Est occupato. A separare i due schieramenti, una zona demilitarizzata di circa trenta chilometri nella regione nord-orientale, lungo il Dnipro, includendo città chiave come Kharkiv, Sumy e la centrale di Zaporizhzhia.

“Non sarebbe una provocazione per Mosca,” ha dichiarato il generale, immaginando un’Ucraina spezzata in settori di influenza come nella Berlino post-nazista, con il Dnipro a fare da barriera naturale. Ma a Mosca l’idea non piace: il ministro degli Esteri Lavrov ha già escluso “in modo assoluto” la presenza di forze Nato in Ucraina, in qualsiasi forma.

Il piano dietro le quinte: riconoscere i territori occupati?

C’è di più: secondo The Times, Kellogg avrebbe ipotizzato il riconoscimento ufficiale da parte americana del controllo russo sulla Crimea e sulle regioni ucraine occupate dopo l’invasione del 2022. Uno scenario che, pur nella nebbia dei condizionali, segna un punto di svolta nei discorsi strategici oltreoceano. Per la prima volta, un alto funzionario vicino a Trump prospetta il fiume Dnipro come futura linea di demarcazione.

Il generale, tuttavia, aggiunge che l’Ucraina, dopo il cessate il fuoco, dovrebbe andare a nuove elezioni: Zelensky, dice, “è pronto, una volta raggiunta una certa stabilità”.

Witkoff a Mosca, Trump si sfila (ma non troppo)

Nelle stesse ore, Steven Witkoff, altro uomo chiave del team Trump, ha incontrato Putin a San Pietroburgo, per discutere un possibile accordo di cessate il fuoco. Il Cremlino, però, ha subito raffreddato gli entusiasmi, negando “svolte” imminenti. E mentre Trump rilancia su Truth, dichiarando che “troppe persone stanno morendo in una guerra che non sarebbe mai scoppiata se fossi stato presidente”, emergono indiscrezioni inquietanti.

Secondo Reuters, Witkoff avrebbe suggerito a Trump una via “rapida” al cessate il fuoco: concedere alla Russia la proprietà delle quattro regioni occupate nell’Est. Una proposta che, secondo più fonti, è stata discussa ma non approvata formalmente da Trump. Kellogg stesso avrebbe contestato l’idea, ribadendo che Kiev è forse disposta a negoziare ma non a cedere territori unilateralmente.

La smentita (parziale) del generale

Nella notte il generale Kellogg ha cercato di contenere il fuoco acceso dalle sue parole: “Il Times ha frainteso”, ha affermato il generale. “Parlavo di zone di responsabilità, non di partizione dell’Ucraina. La forza alleata a cui mi riferisco non includerebbe truppe americane, e servirebbe a supportare la sovranità ucraina, non a dividerla”.

Una rettifica, più che una smentita. Perché l’idea che si aggira nei corridoi trumpiani – la creazione di un’Ucraina spaccata per congelare il conflitto – rimane sul tavolo. Non ancora ufficiale, ma neppure così remota.

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