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Calcio italiano in lutto, addio a un vero eroe. La sua storia

Pubblicato: 19/04/2025 11:29

Se n’è andato in silenzio, lontano dai riflettori, come spesso aveva vissuto anche la sua carriera. È stato uno di quei portieri capaci di scrivere la storia senza pretendere la copertina, restando negli annali per una manciata di partite e per un’impresa destinata a diventare leggenda. Ha difeso i pali in anni in cui il mestiere di numero uno era ancora fatto di coraggio e solitudine.

Era il portiere del Pontedera che nel 1994, in una storica amichevole, riuscì a fermare niente meno che l’Italia di Arrigo Sacchi, la Nazionale che si stava preparando per affrontare i Mondiali negli Stati Uniti. Quel giorno, il 6 aprile a Coverciano, finì 2-1 per i toscani: una vittoria tanto clamorosa quanto memorabile, resa possibile da una prestazione straordinaria tra i pali.

Giulio Drago, questo il nome dell’uomo che scrisse una delle pagine più incredibili del calcio italiano, è morto a 63 anni all’ospedale San Giuseppe di Empoli, dove era ricoverato da alcuni giorni. Originario del vivaio della Juventus, aveva iniziato la carriera tra i pali con la maglia bianconera per poi proseguire il suo percorso in diverse piazze importanti.

Nel campionato di Serie B 1983-84 aveva esordito con la Cremonese, ma fu a Empoli che visse le stagioni più intense e indimenticabili: tra il 1984 e il 1989 fu protagonista della prima storica promozione del club in Serie A, restando ancora oggi uno dei simboli di quel ciclo. Indimenticabile il suo record di imbattibilità nella massima serie: 491 minuti consecutivi senza subire gol nella stagione 1987-88.

Dopo l’esperienza in Toscana, fu Salvemini, che lo aveva già allenato, a volerlo con sé al Bari, ma l’avventura in Serie A in Puglia non si rivelò fortunata. In seguito vestì le maglie di Triestina e Ascoli in Serie B, prima di chiudere la carriera in quella che sarebbe stata la sua giornata più famosa: quella con il Pontedera contro gli Azzurri.

Quel giorno, a Coverciano, andarono a segno Matteo Rossi e Aglietti per la formazione toscana. Solo Massaro riuscì a trovare la rete per la Nazionale, senza però evitare una sconfitta che fece il giro del mondo. Nonostante un recupero lunghissimo, l’Italia non riuscì mai a pareggiare. Il giorno dopo, La Gazzetta dello Sport titolava provocatoriamente: “Ai Mondiali il Pontedera”.

Quella vittoria fu la ciliegina sulla torta di una stagione straordinaria che vide il Pontedera conquistare anche la promozione in Serie C1. L’impresa rimase incisa nella memoria collettiva del calcio italiano come una delle più grandi sorprese mai viste in un campo da gioco.

Dopo il ritiro, Giulio Drago era rimasto a vivere a Empoli, legatissimo alla città e alla squadra che lo aveva reso celebre. Per anni ha lavorato con passione nel settore giovanile del club toscano, formando nuovi talenti e restando sempre vicino al campo, pur uscendo gradualmente dal mondo del calcio professionistico.

Alla notizia della sua scomparsa, tanti i messaggi di cordoglio. La Juventus, suo club d’origine, ha pubblicato un post sobrio ma affettuoso: “Riposa in pace, Giulio”. La Cremonese lo ha ricordato con parole piene di affetto: “Le tue mani sicure ci guideranno per sempre dall’alto”. E ha voluto esprimere le più sentite condoglianze alla moglie Patrizia, ai figli Filippo e Marco, e a tutta la famiglia.

Se n’è andato un portiere che ha lasciato il segno senza clamore, ma con la forza tranquilla di chi sa farsi ricordare per quello che ha fatto. Anche solo per una partita. Ma che partita.

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