ROMA – La luce su Papa Francesco si è spenta. Non è una metafora, ma un gesto simbolico che si ripete da secoli nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove una galleria di ritratti in mosaico racconta la storia ininterrotta dei Pontefici, da San Pietro fino al Papa regnante. Con la morte di Jorge Mario Bergoglio, avvenuta il 21 aprile, anche la sua immagine è tornata nell’ombra: il fascio di luce che lo distingueva dagli altri si è spento, come era già accaduto per Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.
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Nel tondo che lo ritrae, sospeso sopra gli archi delle navate, restano da aggiungere le date ufficiali del suo pontificato: 2013-2025. Solo quando sarà eletto il nuovo Papa e i mosaicisti vaticani avranno completato l’effigie del successore, tornerà a brillare una luce in quella galleria. Secondo quanto riferito dai custodi della Basilica all’AGI, serviranno almeno due mesi dopo l’elezione per realizzare e posare il nuovo ritratto.
Un rituale antico e carico di mistero
La tradizione dei tondi a mosaico, su sfondo oro, fu avviata nel 1847 sotto il pontificato di Pio IX, ma affonda le radici ancora più indietro, nella basilica originaria dove i Papi erano raffigurati in forma dipinta. Dopo il disastroso incendio del 1823, lo Studio del Mosaico Vaticano ha avuto l’incarico di ricostruire l’intera serie, che oggi conta 265 ritratti. Solo quelli dal XVI secolo in avanti hanno fattezze realistiche, come quello di Papa Francesco, tratto da un fotogramma all’inizio del suo pontificato.
La leggenda del ritorno di Cristo
Una leggenda popolare aggiunge un’aura profetica alla galleria: Cristo tornerà quando non ci sarà più spazio per nuovi medaglioni. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II, vista la scarsità di spazio rimasto, furono aggiunti 25 tondi. Oggi ne restano 26 liberi, a testimonianza di una storia ancora aperta, in attesa del nome che verrà. La Basilica, che quest’anno è luogo di pellegrinaggio giubilare, custodisce così non solo la memoria della Chiesa, ma anche un mistero sospeso tra fede e tempo.
