
Le voci su quella “terza sedia” presente nel luogo del colloquio fra Trump e Zelensky in occasione dei funerali di Papa Francesco si sono moltiplicate, come spesso capita, e sono andate fuori controllo. Molti hanno ipotizzato che l’ormai celeberrima “terza sedia” fosse stata preparata per Macron, ma che Trump avesse messo un veto sulla presenza del Presidente francese.
È stato Macron in persona, stanco per le illazioni, a svelare il “mistero della terza sedia” comparsa, e poi sparita, nel colloquio tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky svoltosi nella maestosa cornice di San Pietro, in occasione dei funerali solenni di Papa Francesco. Una scena simbolica e quasi cinematografica, avvolta però da chiacchiericci e sospetti insinuati ad arte.
Macron: “La sedia era per l’interprete”
Macron ha tagliato corto: “Hanno tolto la sedia dell’interprete perché Zelensky ha preferito parlare in inglese”. Nessuna esclusione, nessun veto da parte dell’ex tycoon americano. Solo una scelta logistica, pratica, quasi banale. Anche per questo, l’Eliseo ha fatto trapelare una visibile irritazione per il modo in cui la vicenda è stata strumentalizzata.
“Circola molta disinformazione in questo momento. È vergognoso, perché sono in gioco vite umane e la nostra sicurezza collettiva”, ha scritto in una nota su X lo staff presidenziale francese, rimarcando l’irritazione del Presidente transalpino.

Nessuna porta chiusa, dice Parigi. Ma a Macron saltano i nervi…
Secondo quanto spiegato dall’Eliseo, l’incontro tra Trump e Zelensky era pianificato già dal giorno prima, un faccia a faccia “normale” tra due capi di Stato. Niente di più. Eppure, le voci si sono moltiplicate: Macron escluso? Meloni tenuta fuori? Una nuova Yalta in miniatura dentro le mura vaticane?
Il presidente francese si è infuriato. Nessuno doveva pensare che l’Europa fosse stata messa da parte proprio in un momento chiave della trattativa per la pace in Ucraina. Macron non ha nascosto il suo disappunto: ha rivendicato di aver coordinato in anticipo i suoi incontri con Trump, Zelensky e con il nuovo premier britannico Keir Starmer.
Trump e Zelensky: gelo sciolto nella Basilica
in ogni caso quel colloquio tra Trump e Zelensky, immortalato in una foto divenuta virale, è stato definito “molto produttivo” dallo stesso Trump. È il primo vero riavvicinamento tra i due leader, dopo lo scontro frontale alla Casa Bianca, quando il tycoon si era scagliato contro il Presidente ucraino con toni durissimi.

A Roma, invece, tutto è cambiato. Secondo Macron, l’incontro “ha rimesso pressione sulla Russia” e ha convinto gli americani della necessità di “un’escalation diplomatica, fatta anche di minacce e sanzioni”. Lo spettro di un nuovo pacchetto anti-Mosca si delinea all’orizzonte.
E Meloni? Misteri e sussurri sotto il colonnato
E poi c’è il giallo italiano: Giorgia Meloni, grande assente nel colloquio a quattro che ha preceduto il summit Trump-Zelensky. Un video di Fanpage.it mostra la premier parlare a bassa voce con Ignazio La Russa, mentre lui scuote la testa. Cosa si sono detti? Nessuno lo sa, ma qualcosa non ha funzionato nel protocollo di Palazzo Chigi.
O forse, come ha dichiarato la stessa premier al Corriere della Sera, non era prevista la sua presenza: “Non sarei mai stata lì. Non c’entravamo noi altri leader…”. Un modo elegante per dire che era tutto sotto controllo o un tentativo di disinnescare la polemica? In ogni caso, Meloni ha colto il significato più alto del momento: “Forse è stato l’ultimo regalo di Papa Francesco a noi tutti… In quel faccia a faccia c’era il suo spirito”.