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Alessandro Coatti, massacrato per un preciso motivo: perché l’hanno fatto a pezzi

Pubblicato: 30/04/2025 20:43

Un incontro online, una trappola organizzata con cura e un’esecuzione brutale: sono questi gli elementi che emergono con chiarezza dalle indagini sulla morte di Alessandro Coatti, il biologo italiano di 38 anni originario di Alfonsine, trovato morto nei primi giorni di aprile in Colombia, a Santa Marta.

Secondo gli inquirenti, Coatti sarebbe stato adescato tramite un profilo falso sulla piattaforma Grindr, per poi cadere vittima di una banda specializzata nel raggirare e rapinare turisti stranieri. L’incontro, in apparenza organizzato per una gita nella zona montuosa di Minca, si è invece trasformato in un’imboscata letale.

La droga usata per stordire e il piano della rapina

La sera del 4 aprile, il 38enne sarebbe salito su un’auto nei pressi dell’albergo dove soggiornava. È in quel momento, secondo gli investigatori, che Coatti sarebbe stato drogato con scopolamina, una sostanza psicoattiva nota per annullare la volontà della vittima mantenendola cosciente. La sostanza è soprannominata “alito del diavolo” proprio per i suoi effetti devastanti.

L’obiettivo era chiaro: ottenere l’accesso ai conti bancari del biologo, oltre a rubargli contanti e oggetti personali di valore. Ma qualcosa, durante il tentativo di estorsione, è andato storto.

Il corpo smembrato e le tracce della violenza

Il ricercatore sarebbe stato portato in uno stabile abbandonato nel quartiere di San José del Pando, dove sono state rilevate tracce biologiche riconducibili a lui. Gli esami medici indicano che Coatti sarebbe stato legato con una corda al collo e ferito mortalmente con armi da taglio, probabilmente un coltello o un machete.

Dopo l’omicidio, il corpo è stato fatto a pezzi e smaltito in diverse borse poi abbandonate in punti differenti della città. Un atto che non avrebbe nulla a che vedere con un regolamento di conti mafioso, ma piuttosto con una strategia per confondere le indagini.

“Nessun legame con il narcotraffico”

«Una fonte giudiziaria ha confermato che il biologo italiano non aveva legami con il traffico di droga. Il suo alto profilo economico e la sua presenza su un’app di incontri sono stati fattori che lo hanno reso un facile bersaglio», si legge sul quotidiano colombiano El Tiempo.

Le autorità hanno già identificato quattro persone coinvolte, effettuando perquisizioni e recuperando telefoni legati all’omicidio. Uno di questi, trovato ancora in possesso di una donna sospettata, era proprio il cellulare di Coatti: un errore cruciale che ha permesso di ricostruire gli ultimi drammatici momenti della sua vita.

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