
In un raro e toccante intervento pubblico, re Carlo ha scelto di parlare apertamente della sua battaglia personale contro il cancro, malattia che lo ha colpito nel corso dello scorso anno. In un messaggio diffuso durante un incontro con enti benefici impegnati nella ricerca oncologica e nell’assistenza ai malati, il sovrano ha voluto condividere le sue riflessioni con parole di profonda umanità.
“Un’esperienza spaventosa, ma illuminata dalla compassione”
«Il cancro è un’esperienza che intimorisce e a tratti spaventa», ha scritto Carlo, ma può anche offrire una prospettiva diversa sulla vita, aiutando a «mettere a fuoco con chiarezza ciò che conta davvero». Ha poi sottolineato come, anche nei momenti più difficili, sia possibile trovare conforto nella compassione di chi accompagna i pazienti nel loro percorso.
Il messaggio è stato reso pubblico in occasione di un evento ospitato a Buckingham Palace, dove re Carlo e la regina Camilla hanno accolto rappresentanti di organizzazioni attive nella lotta contro i tumori. Nonostante il sovrano abbia ripreso da tempo una quasi regolare attività pubblica, le cure a cui è sottoposto continuano, e il decorso viene descritto come «positivo» dai medici, nonostante alcuni effetti collaterali abbiano recentemente richiesto un breve ricovero.
L’omaggio a chi affronta la malattia e a chi assiste
Nel suo discorso, il re ha ricordato con affetto Deborah James, la giornalista scomparsa nel 2022 a soli 41 anni, «senza rimpianti ed esprimendo sempre una speranza ribelle». Ha poi riconosciuto come questa esperienza personale lo abbia reso parte di una dura realtà: «Ora faccio anch’io parte di quella statistica che ogni giorno, solo nel Regno Unito, conta oltre mille nuove diagnosi».
“Mai soli nel percorso della malattia”
Un passaggio del messaggio è dedicato a chi combatte quotidianamente accanto ai malati: «Dall’infermiera che spiega con tatto, ai volontari negli hospice, fino ai gruppi di sostegno che condividono esperienze», scrive Carlo. E conclude con un incoraggiamento rivolto a chi affronta la stessa sfida: «Per quanto il percorso di ciascun paziente sia diverso, insieme garantite che una diagnosi non significhi mai affrontare il futuro senza speranza né sostegno».