
Roma – È cominciato il conto alla rovescia per il Conclave 2025, chiamato a eleggere il successore di Papa Francesco, scomparso pochi giorni fa. I cardinali si riuniscono oggi, lunedì 5 maggio, in due congregazioni: una al mattino, alle ore 9, e una seconda nel pomeriggio, alle 17. Domani, martedì, è prevista un’altra sessione mattutina. L’ingresso in Cappella Sistina è fissato per mercoledì pomeriggio.
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Ultime riflessioni prima della Sistina
Sabato alcuni cardinali, lasciando le congregazioni generali, hanno sottolineato che “c’è bisogno di più tempo per pregare insieme”, segno che il consenso sul nome del 267esimo Papa non è ancora maturo. Tuttavia, cresce l’attesa per una possibile fumata bianca già tra giovedì e venerdì.
Ieri, numerosi porporati hanno celebrato messa nelle parrocchie romane di cui sono titolari. Tra questi, il cardinale di New York, Timothy Dolan, ha officiato nella chiesa di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario. Alla domanda sull’immagine virale di Trump vestito da Papa, ha risposto con un sorriso amaro: “Mah, come dicono gli italiani, è stata una brutta figura”.
Età e futuro del pontificato: un equilibrio delicato
Nel cuore delle discussioni tra i cardinali elettori c’è una questione centrale: quale ruolo avrà l’età del nuovo Papa? Dopo il gesto di Benedetto XVI, che nel 2013 ha aperto la strada alle dimissioni per motivi di salute, l’età del Pontefice è tornata a essere un fattore strategico oltre che spirituale. Un pontificato lungo, garantito da un cardinale più giovane, potrebbe offrire continuità e visione. Al contrario, una figura più anziana potrebbe traghettare la Chiesa verso un nuovo assetto, senza imprimere svolte troppo radicali.
I nomi dei ‘giovani papabili’
Tra coloro che rappresentano un possibile pontificato lungo, spicca il nome del cardinale Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, patriarca latino di Gerusalemme. Stimato per il suo equilibrio, unirebbe sobrietà, visione internazionale e attenzione alla diplomazia.
Altro nome “giovane” è quello di Mauro Gambetti, 59 anni, arciprete della basilica di San Pietro. Il suo profilo, fedele al modello di Francesco, lo renderebbe ideale per un pontificato di servizio e continuità.
Da Bologna arriva Matteo Zuppi, 69 anni, presidente della CEI. Figura dialogante, con un forte impegno nella mediazione diplomatica e nel dialogo interreligioso, Zuppi è vicino alla sensibilità di Francesco ma capace di parlare anche all’ala più tradizionale della Chiesa.
Tra i possibili outsider, attenzione al cardinale Jean-Marc Aveline, 66 anni, arcivescovo di Marsiglia. Profondo conoscitore del mondo musulmano e dell’identità europea, porterebbe una ventata di rinnovamento e simbolismo, in un’epoca di tensioni migratorie e crisi dell’unità continentale.
Sempre tra i sotto-settantacinquenni, resta papabile il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, 67 anni. Figura amata nel mondo cattolico globale, potrebbe essere la carta asiatica, proiettando la Chiesa verso il continente del futuro.
Il Papa di transizione: la forza della prudenza
Dall’altra parte, nel Collegio c’è chi pensa a un pontificato breve ma solido. Il cardinale Péter Erdő, 72 anni, arcivescovo di Budapest, rappresenta l’Europa dell’Est e i settori più conservatori della Chiesa, soprattutto quella statunitense. Con lui, la Chiesa avrebbe una guida decisa, senza una rottura netta col recente passato.
Infine, pur non votando per limiti di età, il nome del cardinale Christoph Schönborn, 80 anni da poco compiuti, resta autorevole e influente. La sua capacità di mediazione potrebbe orientare i voti verso un candidato condiviso, forte della sua esperienza al fianco degli ultimi tre Papi.
Tra strategia e Spirito Santo
Il dilemma anagrafico richiama le esperienze del Conclave del 2005, che elesse Benedetto XVI a 78 anni, e del 2013, quando fu scelto Jorge Mario Bergoglio, già settantaseienne. In entrambi i casi, i cardinali valutarono il momento storico e la capacità del candidato di suscitare consenso trasversale.
Un Papa giovane può offrire stabilità e leadership per decenni, ma comporta un rischio se dovesse rivelarsi divisivo. Un Papa anziano può invece facilitare transizioni pacate, ma potrebbe anche rallentare le riforme in atto.
Il bivio della Chiesa
Il prossimo Conclave, dunque, non deciderà solo un nome, ma traccerà una visione di futuro. Se opterà per un Pontefice giovane, sarà un segnale forte di apertura a una nuova stagione lunga e impegnativa. Se sceglierà una figura più anziana, la scelta sarà dettata dal bisogno di stabilità e rassicurazione. In entrambi i casi, la questione dell’età resta centrale: è il riflesso di una domanda più profonda e urgente, che riguarda la capacità della Chiesa di affrontare il cambiamento o la necessità di prendere ancora tempo per prepararsi.