
Un episodio di razzismo filmato in un parco di Rochester, in Minnesota, ha acceso il dibattito pubblico americano e scatenato una reazione che sfiora il paradosso. La protagonista, Shiloh Hendricks, una donna di 36 anni, è stata ripresa mentre insultava un bambino afroamericano di cinque anni. Dopo che il video è diventato virale, Hendricks ha aperto una raccolta fondi per “proteggere la propria famiglia”, arrivando in poche ore a raccogliere oltre 600mila dollari.
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Il video e l’insulto razzista
La scena si svolge in un parco cittadino. Shiloh Hendricks tiene in braccio il figlio di 18 mesi e accusa un altro bambino, di appena cinque anni, di aver rubato un pannolino. La reazione della donna è violenta: insulta il piccolo con un termine razzista, «nigger», che in lingua inglese rappresenta uno degli insulti più gravi e carichi di disprezzo. Il tutto avviene sotto gli occhi di altri presenti, tra cui Sharmake Omar, l’uomo che decide di intervenire e riprendere la scena con il proprio cellulare.
Il video, pubblicato poi online, fa il giro del mondo. Le immagini della donna che aggredisce verbalmente un bambino e l’intervento dell’uomo che tenta di fermarla scatenano un’ondata di indignazione. Ma ciò che sorprende è la reazione successiva della donna, che decide di rivolgersi alla rete per ottenere sostegno.
La raccolta fondi e le motivazioni
Poche ore dopo la pubblicazione del video, Shiloh Hendricks apre una campagna su GiveSendGo, piattaforma spesso usata per iniziative connesse a movimenti conservatori o controversi. Il testo dell’appello è lungo e drammatico: Hendricks afferma di essersi trovata in una situazione complessa, accusa il bambino di furto e racconta di essere stata perseguitata da Omar, che la avrebbe seguita fino alla macchina e poi “rovinata” pubblicando i video online.

Nel messaggio denuncia che il suo numero di previdenza sociale, il numero di telefono e l’indirizzo di casa sarebbero stati divulgati online. Racconta di minacce ricevute, del figlio maggiore costretto a lasciare la scuola e della necessità di trasferirsi per proteggere la propria famiglia. Chiede aiuto economico per affrontare l’emergenza. Il risultato va oltre ogni aspettativa: la raccolta raggiunge 22mila donazioni e supera quota 600mila dollari, contro un obiettivo iniziale di 300mila.
La reazione del pubblico e le polemiche
L’episodio ha provocato una profonda spaccatura nell’opinione pubblica americana. Da una parte, c’è chi condanna senza appello l’atteggiamento razzista della donna e trova assurdo che un insulto pubblico a un bambino possa essere in qualche modo ricompensato economicamente. Dall’altra, non manca chi difende il “diritto” di Hendricks a reagire all’odio ricevuto sui social, considerandola una vittima dell’ennesimo linciaggio digitale.
Shiloh Hendricks of Rochester, MN, faces backlash after a viral video shows her shouting racial slurs directed at an autistic child. She started a Crowdfunding Campaign to relocate from the area which has raised over $350,000 with a goal of $1M pic.twitter.com/AXbJxh6I1I
— Rusty Sun Compass (@sun_iscompass) May 3, 2025
Il caso ha anche riacceso il dibattito sul ruolo delle piattaforme di crowdfunding, che spesso permettono di monetizzare anche comportamenti controversi. Alcuni commentatori sottolineano come l’episodio dimostri l’esistenza di una platea disposta a sostenere economicamente chi si dichiara “perseguitato” dal politicamente corretto, anche quando la condotta documentata è di natura discriminatoria.
Il profilo di Sharmake Omar e i sospetti
Nel suo appello, Hendricks cerca anche di screditare Sharmake Omar, l’uomo che ha filmato la scena. Specifica che l’uomo ha un passato con le forze dell’ordine, riportando che nel 2022 fu accusato di due violenze sessuali, poi archiviate. La donna lo presenta come una figura “pericolosa”, lasciando intendere che la sua azione non fosse disinteressata. Il riferimento ha acceso ulteriori polemiche, con chi ritiene che stia cercando di sviare l’attenzione dalla gravità dell’insulto al comportamento di chi l’ha denunciata pubblicamente.
Una vicenda che interroga la rete
Il caso di Shiloh Hendricks è solo l’ultimo esempio di come, nell’era digitale, sia possibile trasformare un gesto di intolleranza in una fonte di guadagno. In pochi giorni, da figura al centro dell’indignazione globale, la donna è diventata la protagonista di una campagna di autofinanziamento che potrebbe superare il milione di dollari.