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Referendum 8-9 giugno, è scontro: polemiche dopo l’invito all’astensione

Pubblicato: 05/05/2025 19:56

Il dibattito politico in vista dei referendum dell’8 e 9 giugno si è acceso non tanto sui contenuti dei quesiti, quanto sulla partecipazione al voto. A infiammare la discussione è stato l’invito all’astensione, lanciato nelle ultime ore da esponenti della maggioranza. Una posizione che, secondo le opposizioni, rappresenta un vero e proprio “boicottaggio” della democrazia, un tentativo di indebolire il peso di una consultazione popolare su temi cruciali.

Tra le principali preoccupazioni, infatti, non c’è solo l’esito dei referendum, ma il raggiungimento del quorum, che appare sempre più incerto. L’astensionismo crescente, certificato anche dalle recenti amministrative in Trentino-Alto Adige, preoccupa molti attori politici, anche tra chi sostiene i quesiti referendari. “Centrare l’obiettivo è difficile”, ha ammesso il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, da tempo in prima linea sul tema della cittadinanza.

L’appello alla partecipazione

Nonostante le divisioni, alcune forze politiche confermano l’impegno nella promozione del voto. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha ribadito anche oggi la necessità di partecipare: “Chiediamo davvero a tutti e tutte di andare a votare. I cittadini hanno un’occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro”. È in discussione la possibilità di un’assemblea nazionale del Pd per riaffermare il sostegno ai cinque sì, ma l’eventuale data potrebbe essere fissata solo dopo il voto.

Il fronte delle opposizioni

Tutte le opposizioni hanno condannato apertamente l’invito all’astensione da parte della maggioranza. Giuseppe Conte, pur mantenendo una certa cautela sul quesito legato alla cittadinanza, ha sottolineato: “Quando chi governa invita i cittadini a non votare, significa che vuole aggravare la crisi della nostra democrazia. Noi abbiamo bisogno di tanta partecipazione su tutti i quesiti”.

Ancora più netto Riccardo Magi di +Europa, che ha definito “vergognoso e illiberale” l’appello del ministro Tajani, accusandolo di aver “imparato da Orban” a minare i principi democratici. “È un insulto al Presidente della Repubblica – ha aggiunto – e a tutti quei cittadini che hanno firmato per portare avanti i quesiti”.

Anche Maurizio Landini ha invocato le parole del capo dello Stato in occasione del 25 aprile, sottolineando come “la partecipazione sia l’essenza della democrazia”. A suo avviso, “che il partito della Presidente del Consiglio inviti a non votare è una scelta pericolosa e un grave errore politico”.

Sullo sfondo: la legge elettorale

Parallelamente, si è riacceso il dibattito su una possibile riforma della legge elettorale. Alcune voci parlano di confronti in corso tra maggioranza e opposizioni, ma sia Schlein che Conte smentiscono. “Non c’è stato nessun contatto”, afferma la leader del Pd. Il presidente del M5S è altrettanto chiaro: “Non abbiamo ricevuto alcuna proposta. Quando ci sarà, la valuteremo”.

Infine, Angelo Bonelli sospetta che il rilancio del tema elettorale serva a “distrarre l’opinione pubblica dai nodi reali come il lavoro e i salari bassi. Forse Meloni teme che emergano tensioni anche all’interno della sua maggioranza”.

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