
CAMPI BISENZIO (FIRENZE) – Se ne va in silenzio una delle tante eroine dimenticate della storia italiana, una donna che, pur da bambina, aveva già capito la differenza tra il bene e il male. Chi l’ha conosciuta l’ha indicata come un esempio di coraggio, umanità e memoria, una testimone che ha attraversato uno dei periodi più bui del Novecento scegliendo, ogni giorno, da che parte stare.
Fino all’ultimo, la sua mente ha custodito immagini nitide di sofferenza e speranza, di notti passate nel terrore e giornate vissute aiutando gli altri. Non amava definirsi un’eroina. Eppure, lo è stata. Con la naturalezza di una bambina che, a dieci anni, ha imparato a sfidare il terrore nazifascista.
È morta a 91 anni Nara Cambi, una vita segnata dalla guerra, dalla resistenza civile e dal valore della solidarietà. Era solo una bambina quando, nella casa di famiglia a Campi Bisenzio, capì che i suoi genitori stavano nascondendo ebrei e perseguitati politici. Lo facevano in una piccola stanza, seminascosta, dove gli sguardi dei soldati tedeschi non sarebbero arrivati facilmente.

“Si nascondevano nella soffitta, si entrava da una porticina – raccontava –. Fino a venti persone, stese su materassi. Quando sentivamo i tedeschi, li facevo nascondere. Quando se ne andavano, dicevo che potevano uscire”. Un compito svolto con naturalezza, ma carico di pericoli. E lei, Nara, lo portava avanti senza paura.
Negli ultimi anni viveva nella Rsa La Mimosa, a pochi metri da quella casa che era stata rifugio e speranza. “Ricordo i bombardamenti – raccontava –. Ci nascondevamo nelle fosse con le coperte. Era difficile trovare da mangiare, i parenti rubavano il grano per sopravvivere”. Una fame che si faceva sentire anche tra i bambini, insieme alla paura.
Un dettaglio colpiva chi l’ascoltava: la capacità di non odiare, nemmeno chi indossava una divisa nemica. “Mi avevano reclutata per pelare patate nelle cucine tedesche. Con me non erano cattivi, mi davano anche delle caramelle”, diceva con voce ferma, mai rancorosa.
Nara Cambi era anche cugina di Narciso Parigi, celebre voce toscana del Novecento. Ma il suo canto era un altro: quello del ricordo attivo, del testimoniare per le generazioni future. Spesso raccontava la sua storia nelle scuole, perché “i bambini devono sapere cosa può succedere quando si resta in silenzio”.
Campi Bisenzio la saluta oggi con rispetto. Se ne va una testimone della coscienza, che con piccoli gesti ha fatto la differenza. In un tempo in cui l’indifferenza poteva essere mortale, lei ha scelto di mettersi dalla parte della vita.