
«Ho perso i fiori della mia vita». Con voce spezzata dal dolore, l’avvocato arabo-israeliano Raja Khatib racconta la tragedia che ha distrutto la sua famiglia in pochi istanti. Solo una settimana fa erano in vacanza all’estero, felici, spensierati. Poi, nella notte tra sabato e domenica, un missile lanciato dall’Iran ha colpito la loro casa a Tamra, nella zona di Haifa. L’esplosione ha cancellato la felicità: sono morte le sue due figlie, la moglie e la cognata.
L’ordigno ha centrato un’elegante palazzina di due piani, ridotta in macerie in pochi secondi. Le vittime sono Hala, 13 anni, Shada, 20, Manar, 47, moglie di Khatib e insegnante stimata, e l’omonima cognata. Quattro donne sorridenti, piene di speranze e progetti, comparse l’ultima volta sui social pochi giorni prima, in foto di famiglia scattate all’estero.

«Ogni cosa è andata distrutta in pochi secondi – ha detto Khatib in un’intervista a Ynet –. Ho perso una moglie meravigliosa, una madre esemplare. Cresceva i nostri figli con amore e intelligenza. Non riesco a descrivere il vuoto che ha lasciato. Rimarrà per sempre nel mio cuore». Poi aggiunge, con voce rotta: «Non posso credere di essere rimasto con una sola figlia, Razan. Ora io e lei abbiamo bisogno di cure per affrontare questo dolore devastante».
Nel racconto dell’uomo c’è tutto l’orrore della guerra vissuto da chi non combatte ma paga comunque il prezzo più alto. «Sono entrato in casa, ho salito le scale, ed è proprio lì che è caduto il missile. Ho trovato mia figlia Razan e sono riuscito a salvarla. Ma non sono riuscito a fare nulla per Manar, Hala e Shada», spiega Khatib con lucidità straziante.

Tamra, una cittadina con popolazione mista a est di Haifa, è rimasta scioccata dalla tragedia. La notizia si è diffusa rapidamente, provocando una lunga serie di messaggi di cordoglio, veglie spontanee e proteste contro la violenza che colpisce indiscriminatamente anche i centri residenziali.
Le autorità israeliane hanno confermato che il missile era parte di una pioggia di ordigni lanciati dall’Iran nell’ambito dell’escalation bellica degli ultimi giorni. In tutto il paese, la notte tra sabato e domenica è stata segnata da allarmi aerei, detriti e vittime civili. Le Forze di Difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato che i sistemi di difesa hanno intercettato gran parte degli attacchi, ma alcuni razzi sono riusciti a colpire.
«Serve fermare tutto, ora – ha concluso Khatib –. Non importa da che parte stai: i civili stanno pagando il prezzo di una guerra che non vogliono. Io ho perso quasi tutto. Non si può più andare avanti così». Un appello che si unisce a molti altri, mentre il bilancio delle vittime civili cresce di giorno in giorno, nel silenzio impotente di chi resta.