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Niente Nobel per la Pace, Trump reagisce così: no, non l’ha presa affatto bene

Pubblicato: 10/10/2025 15:05

Il Premio Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana, per il suo “instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano” e per la sua lotta pacifica contro il regime autoritario di Nicolás Maduro. Il comitato di Oslo ha definito la scelta “simbolica e urgente”, sottolineando che la democrazia è “una condizione preliminare per una pace duratura, ma oggi è sotto minaccia in molte parti del mondo”.

La notizia ha suscitato entusiasmo nelle istituzioni europee e in diversi ambienti politici italiani, nonostante da mesi si parlasse di una possibile candidatura di Donald Trump, che da tempo rivendicava pubblicamente il diritto a ricevere il premio. “Tutti dicono che dovrei ricevere il Nobel per la Pace”, aveva dichiarato di recente da New York, vantandosi di aver fermato “sette guerre infinite”.

Subito dopo l’annuncio, lo staff dell’ex presidente USA ha reagito con un comunicato ufficiale. Steven Cheung, direttore della comunicazione della Casa Bianca, ha affermato che “Trump continuerà a stringere accordi di pace in tutto il mondo, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane”, accusando il comitato norvegese di aver “anteposto la politica alla pace”. Una reazione dura, ma attesa da tempo, anche alla luce delle indiscrezioni riportate dal Guardian nei giorni scorsi.

Secondo fonti diplomatiche, a Oslo si temeva una reazione scomposta di Trump già prima dell’annuncio. Il comitato aveva scelto la vincitrice lunedì, prima che fosse reso pubblico l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza, e si temeva che Trump potesse fraintendere l’indipendenza del processo e accusare Norvegia e comitato di parzialità. Alcuni media riferiscono addirittura di una telefonata di Trump a Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, per avere notizie sulla decisione.

Trump non ha mai nascosto la sua frustrazione per non aver ricevuto il Nobel in passato, nonostante si sia autodefinito più volte “l’unico presidente americano a non aver iniziato guerre”. Tuttavia, la sua politica estera – tra pressioni militari, ritiri improvvisi e alleanze opache – non ha mai convinto la comunità internazionale. La sua idea di pace, più che a un percorso condiviso, è spesso sembrata legata a decisioni unilaterali e teatrali.

In un curioso paradosso, Trump aveva espresso sostegno proprio a Maria Corina Machado alcuni mesi fa, definendola “voce del popolo venezuelano” e sottolineando come il suo attivismo fosse rappresentativo della volontà di libertà del Venezuela. Un endorsement che oggi, alla luce della decisione del comitato, suona quasi ironico, viste le polemiche che l’ex presidente ha sollevato contro la sua premiazione.

Dalla Norvegia, diverse voci politiche e accademiche hanno preso posizione per difendere la scelta. Arild Hermstad, leader dei Verdi norvegesi, ha dichiarato che “i premi si assegnano per l’impegno costante per la pace, non per i proclami sui social”. Kristian Berg Harpviken, direttore del Nobel Institute, ha definito la premiazione di Machado “una scelta indipendente, ma profondamente simbolica”, coerente con l’intento originario del premio di onorare chi lavora per la pace con coraggio e coerenza.

Harpviken ha anche voluto sgombrare il campo dalle teorie complottiste, spiegando che la candidatura di Trump non era nemmeno valutabile secondo i criteri ufficiali. “Le attività considerate si riferiscono all’anno precedente, con chiusura al 31 gennaio. Il nostro processo è rigoroso, indipendente e trasparente. Nulla cambia all’ultimo momento”, ha spiegato. Ha inoltre ammesso che l’attenzione mediatica è stata altissima, ma ha garantito la piena indipendenza del comitato.

Nella storia del Nobel, solo quattro presidenti americani hanno ricevuto il premio per la pace: Theodore Roosevelt, Woodrow Wilson, Jimmy Carter (fuori mandato) e Barack Obama. Nonostante gli sforzi comunicativi e le pressioni politiche, Donald Trump rimane fuori da questa lista. Per ora, la pace – almeno quella secondo Oslo – ha scelto un’altra strada.

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