
«Papà, non respiro bene». È iniziato con queste parole, lo scorso 26 agosto 2024, il calvario della piccola Anna, una bambina di 8 anni la cui storia ha toccato il cuore di molti. A raccontarla, in un’intervista al Corriere della Sera, è stato il padre Antonello, che ha ripercorso la battaglia contro una malattia rara e incurabile.
All’inizio, i genitori pensavano a un semplice problema di reflusso gastroesofageo, ma una Tac al Sant’Orsola di Bologna ha rivelato un quadro ben più serio. «I polmoni non mi piacciono», aveva detto il medico, lasciando intendere la gravità della situazione. La diagnosi definitiva è arrivata all’ospedale Salesi di Ancona, dove il dottor Salvatore Cazzato, pneumologo pediatrico, ha identificato una forma di fibrosi idiopatica, una patologia che porta al progressivo spegnimento della funzionalità polmonare.

Il papà ricorda quel momento con dolore ma anche con forza. «Siamo usciti dallo studio e ci siamo abbracciati, io e mia moglie – racconta –. Abbiamo pianto, ma ci siamo detti che avremmo lottato fino alla fine». Anna, che non era presente durante la visita, ha presto capito tutto. Con il suo spirito ironico, diceva agli amici di avere «i polmoni sporchi». Ma la malattia è avanzata rapidamente, fino a provocarle crisi respiratorie anche a riposo.
Le terapie iniziali non hanno dato risultati. Il trapianto di polmoni è diventato così l’unica possibilità. «Il dottor Cazzato ci ha indirizzati verso il miglior centro – ricorda il padre – il Papa Giovanni XXIII di Bergamo». Anna è stata ricoverata a maggio e, a causa del peggioramento delle condizioni, collegata ad agosto alla macchina Ecmo, un apparecchio che sostituisce la funzione polmonare in attesa del trapianto.
Il 23 settembre è arrivata la chiamata della speranza. C’era un donatore compatibile. «Per noi è stato un segno divino – dice Antonello –. So che non saprò mai chi fosse, ma sono certo che quei polmoni appartenevano a un bambino. Penso ogni sera alla sua famiglia e chiedo rispetto per il loro dolore».
L’intervento chirurgico, eseguito a Bergamo, è stato molto complesso, anche per la presenza in Anna di un petto escavato congenito, che ha costretto i chirurghi a una doppia operazione. Oggi la bambina prosegue la riabilitazione respiratoria e racconta di sentirsi «come nuova». Un miracolo reso possibile dalla scienza e dalla donazione di organi.
Dopo l’operazione, Anna ha confidato al padre un ricordo speciale. «Mi ha detto di aver visto una grande luce e un signore che le diceva: “Torna giù”». Per la famiglia, quelle parole sono diventate un simbolo di rinascita e di speranza.
Oggi Anna sorride di nuovo e il padre non smette di ringraziare i medici e gli operatori sanitari che l’hanno seguita. «Sono arrivato a Bergamo con pregiudizi – ammette Antonello – pensando solo a una città del benessere e dei soldi. Ma ho trovato un terzo settore straordinario, fatto di persone che aiutano in silenzio».
Tra queste, l’associazione Amici della Pediatria, che ha offerto supporto concreto alla famiglia, mettendo a disposizione anche una casa per chi non può permettersi l’alloggio durante le cure. «Vorrei che tutti conoscessero questo mondo – conclude il padre – perché dietro ogni trapianto c’è una rete di amore, scienza e solidarietà».


