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“Quali mi piacciono di più”. Papa Leone svela i suoi 4 film preferiti: uno è italiano!

Pubblicato: 12/11/2025 15:45

L’imminente incontro in Vaticano tra Sua Santità Papa Leone e alcune delle più grandi star del cinema mondiale si preannuncia come un evento di straordinaria risonanza non solo per il mondo cattolico, ma per l’intera comunità artistica internazionale. Al centro di questa iniziativa, promossa congiuntamente dai Dicasteri per la Cultura e la Comunicazione, in collaborazione con i Musei Vaticani, vi è un profondo desiderio di esplorare il dialogo fecondo tra l’arte cinematografica e la dimensione della spiritualità umana. A fare da preludio emozionante a questo attesissimo convegno è stato un videomessaggio diffuso dallo stesso Pontefice, nel quale ha voluto condividere apertamente con il pubblico e i futuri ospiti una selezione di quattro pellicole particolarmente significative per il suo percorso spirituale e la sua visione dell’esistenza.

Tra queste, la citazione di due capolavori è già di per sé un chiaro manifesto degli intenti dell’incontro: “La vita è meravigliosa” di Frank Capra e “La vita è bella” di Roberto Benigni. Questi titoli, così diversi per epoca e contesto narrativo, condividono un potente messaggio sulla resilienza dello spirito umano, sulla bellezza intrinseca dell’esistenza anche di fronte alle prove più dure, e sul valore salvifico dell’amore e della speranza.

Il significato dietro la selezione

La scelta di Papa Leone di includere nel suo quartetto ideale opere come “La vita è meravigliosa” (originale It’s a Wonderful Life, 1946) e “La vita è bella” (1997) non è affatto casuale, ma altamente simbolica. Il film di Capra, un classico intramontabile del cinema natalizio americano, affronta con delicatezza e profondità il tema della disperazione e del ritrovato senso della vita. La vicenda di George Bailey, che medita il suicidio credendo la sua esistenza priva di significato, per poi scoprire attraverso l’intervento di un angelo custode quanto il suo contributo sia stato fondamentale nella vita degli altri, è una potente parabola sul valore inestimabile di ogni singola persona e sull’interconnessione delle vite.

È un inno all’altruismo e alla gratitudine. In modo complementare, l’opera di Benigni, pur trattando l’orrore inimmaginabile della Shoah, è un capolavoro di speranza e di sacrificio paterno. La straziante leggerezza con cui il protagonista Guido Orefice protegge l’innocenza del figlio Giosuè dalla barbarie del campo di concentramento trasformando la realtà in un gioco, evidenzia come l’amore possa diventare una forma estrema di resistenza e di salvezza spirituale. Entrambi i film, insomma, esplorano la dimensione più luminosa dell’essere umano, quella capacità di trascendere la sofferenza attraverso l’amore, l’impegno verso gli altri e una prospettiva etica dell’esistenza, temi che sono centrali nel magistero pontificio.

L’attesa per l’incontro del 15 novembre

L’apice di questa iniziativa culturale e spirituale sarà raggiunto il 15 novembre, data fissata per l’incontro vero e proprio, che vedrà un parterre di ospiti eccezionali varcare la soglia della Città del Vaticano. La lista degli invitati riflette una volontà inclusiva e una ricerca di pluralità di voci e prospettive nel panorama cinematografico mondiale. Tra i nomi di maggiore spicco spiccano il regista americano Spike Lee, noto per il suo cinema incisivo e politicamente impegnato che affronta temi di giustizia sociale e razzismo con straordinaria forza visiva. La sua presenza sottolinea la volontà di dialogare con un’arte che è anche specchio critico della società contemporanea.

Al suo fianco, la maestra del cinema italiano Liliana Cavani, la cui filmografia, in particolare con opere come Il portiere di notte, ha esplorato con audacia e profondità psicologica i lati oscuri della storia e dell’animo umano, spesso in un’ottica che sfiora l’interrogativo morale e spirituale. L’arrivo di Ferzan Özpetek, regista turco-italiano, porterà un contributo prezioso con la sua sensibilità nel raccontare l’intimità delle relazioni, la ricerca di identità e la complessità degli affetti, spesso in chiave malinconica e toccante. Infine, la presenza di Monica Bellucci, icona del cinema italiano a livello internazionale, in qualità di attrice, pone l’accento anche sul ruolo interpretativo come veicolo di trasmissione di messaggi e di profonda immedesimazione nei dilemmi esistenziali.

Dialogo tra arte e spiritualità

L’obiettivo dichiarato dell’evento non è semplicemente quello di celebrare il cinema come forma d’arte, ma di fomentare attivamente un “dialogo tra arte e spiritualità”. Il cinema, nella sua capacità unica di combinare immagine, suono e narrazione, è uno degli strumenti più potenti a disposizione dell’uomo per indagare il Mistero, per porre le grandi domande sull’esistenza, sulla morte, sul bene e sul male, sulla natura dell’amore e sul senso ultimo del nostro viaggio terreno. Il Vaticano, attraverso l’operato dei Dicasteri per la Cultura e la Comunicazione, riconosce in modo esplicito e solenne il ruolo profetico che l’artista può rivestire. Le storie raccontate sul grande schermo hanno la forza di plasmare la coscienza collettiva, di educare all’empatia e di ispirare comportamenti virtuosi.

L’incontro del 15 novembre non sarà, quindi, una mera passerella mondana, ma un’occasione di confronto serrato e sincero su come il linguaggio cinematografico possa illuminare le zone d’ombra dell’esistenza e offrire, in taluni casi, una visione di speranza che si allinea idealmente con il messaggio evangelico. Si tratta di una reciproca contaminazione dove la spiritualità può arricchire la narrazione artistica di nuovi strati di significato e l’arte, a sua volta, può portare il messaggio spirituale a una platea vastissima e non convenzionale, parlando in un linguaggio universalmente comprensibile. La speranza è che da questo storico summit possano nascere nuove sinergie e una rinnovata consapevolezza della responsabilità etica che grava sulle spalle di chi ha il privilegio di raccontare storie al mondo.

Il ruolo dei Musei Vaticani e la cultura

La partecipazione dei Musei Vaticani all’organizzazione dell’evento aggiunge un ulteriore, significativo livello di lettura. I Musei, custodi di un patrimonio artistico millenario che affonda le radici nella storia della cristianità e dell’arte occidentale, rappresentano il ponte ideale tra le forme d’arte del passato e i linguaggi espressivi moderni. Questa collaborazione suggerisce che l’incontro non si focalizzerà solo sul cinema come arte di massa del Novecento e del Duemila, ma lo inserirà in una continuità storica con la tradizione pittorica, scultorea e architettonica che da sempre ha avuto un rapporto privilegiato con la fede e la trascendenza. Il cinema, in questa prospettiva, può essere visto come l’erede contemporaneo delle grandi narrazioni visive che hanno popolato le pareti delle chiese e dei palazzi papali, con la differenza che ora il racconto si muove e parla direttamente al cuore della contemporaneità. L’evento si configura dunque come una solenne dichiarazione da parte della Chiesa sul ruolo imprescindibile della cultura e della bellezza non come meri ornamenti, ma come vie maestre per incontrare l’Umano e il Divino.

L’impatto del videomessaggio papale

Il videomessaggio di Papa Leone, al di là della semplice funzione di annuncio, è un atto comunicativo di grande modernità e impatto emotivo. Utilizzando un mezzo di comunicazione contemporaneo e immediato, il Pontefice stabilisce un contatto diretto con i protagonisti del cinema e il loro pubblico. La condivisione personale dei film che lo hanno toccato non è solo un gesto di familiarità, ma una dichiarazione di intenti: il dialogo non sarà accademico o astratto, ma partirà dalle esperienze concrete e dalle emozioni suscitate dall’arte. La scelta di due capolavori incentrati sulla meraviglia della vita in un contesto di difficoltà estrema offre una chiave di lettura ottimistica e propositiva per il futuro. Questo approccio, che valorizza l’aspetto emotivo e la dimensione narrativa del cinema, getta le basi per un confronto autentico e senza filtri tra chi crea le grandi storie e chi guida la comunità dei fedeli. L’evento in Vaticano si prefigge di essere un momento storico in cui la settima arte e la fede si incontrano per riscoprire la loro vocazione comune: dare significato e speranza all’esistenza umana.

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