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Pamela, passo indietro del testimone: ha paura della mafia nigeriana

Pubblicato: 22/02/2019 16:30

Vincenzo Marino ha paura: il super testimone che avrebbe potuto (e già aveva) mettere in serissima difficoltà Innocent Oseghale, sembra essersi tirato indietro e non vuole comparire in aula. Manca un po’ di tempo prima del 6 marzo (data della prossima udienza del processo per l’omicidio di Pamela Mastropietro) ma Marino sembra avere le idee molto chiare in merito a cosa fare. A parlare della sua difficile attuale posizione è la moglie, che ha portato a Quarto Grado una lettera in cui il marito spiega perché vuole tirarsi indietro.

Confidenze in carcere

Il destino ha voluto che, in carcere, Oseghale venisse in contatto con Vincenzo Marino, ed ha anche voluto che tra i due si creasse un rapporto tale da porre il nigeriano nella condizione di fidarsi dell’italiano. Per questo, Oseghale avrebbe parlato a Marino di Pamela, scendendo nei particolari: avrebbe raccontato il motivo dell’omicidio (il rifiuto di offrirsi per un rapporto sessuale a 3 da parte della ragazza) e parlato di alcuni dettagli sconosciuti ai media, come un neo nascosto di Pamela. Tali dettagli avrebbero permesso agli inquirenti di ritenere valida la testimonianza di Marino.

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Ora Marino ha paura

Il detenuto aveva però parlato di un altro dettaglio. Oseghale si sarebbe definito uno dei boss italiani della mafia nigeriana, ed avrebbe promesso all’amico 100mila euro se lui fosse stato disposto a dire che Pamela era morta di overdose. Il dietrofront di Marino sarebbe proprio legato alla paura che il nigeriano sia una figura importante nella malavita della sua comunità. Marino sarebbe anche stato escluso dal programma di protezione previsto per i pentiti e per questo ora si sentirebbe in pericolo, anche per via di alcune minacce ricevute: “Confidiamo che chi debba agire agisca. Bene e in fretta” ha detto la moglie di Marino nella lettera, pubblicata anche sul quotidiano La Verità: “Chi decide di cambiare la propria vita e di collaborare con la giustizia deve essere protetto, assieme ai suoi familiari. Non proteggere chi ha deciso di collaborare con la giustizia potrebbe voler significare un sottovalutare il problema o un qualcosa che è estraneo al nostro modo di pensare e di sentire: ossia, la complicità di certe istituzioni con il crimine”.

oseghale interna
Innocent Oseghale