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Stefano Leo, 34enne sgozzato a Torino: c’è un supertestimone

Pubblicato: 27/02/2019 18:59

Non è ancora stato fermato l’uomo che domenica mattina, per un motivo ancora del tutto da chiarire, ha aggredito Stefano Leo, un ragazzo di 34 anni originario di Biella he da qualche mese si era trasferito a Torino. Sembra che Stefano Leo possa essere stata la malcapitata vittima di un uomo e del caso, con l’unica “colpa” d’essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Continuano le indagini per risalire all’identità dell’assassino che lo ha ucciso con spietata efferatezza: ora agli atti c’è anche la deposizione di un supertestimone il cui resoconto sembrerebbe essere più che attendibile.

Stefano Leo, sgozzato a Torino

Si continua ad indagare, ad ripercorrere maniacalmente il momento dell’aggressione attraverso le immagini registrate dalle telecamere di zona eppure, dell’assassino di Stefano Leo, ancora non si sa nulla e, sopratutto, non si ha traccia. Il giovane 34enne biellese ucciso domenica mattina a Torino, precisamente ai famosi Murazzi lungo il Po, all’altezza dell’incrocio tra Corso San Maurizio e Via Napione, ancora non ha un carnefice. Alcuni testimoni, pochi dopo il suo assassinio, avevano fornito abbozzati dettagli sull’uomo che avevano visto andare via alle spalle del giovane che agonizzante chiedeva aiuto alle auto in corsa. Si tratterebbe, quasi senza dubbio, di un uomo di circa 30 anni, moro, che parla perfettamente l’italiano.

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Il corpo di Stefano Leo senza vita a terra pochi attimi dopo l’aggressione. Fonte/Ansa

Il supertestimone si era già imbattuto nel killer

Da giorni i carabinieri sono sulle tracce dell’uomo, giudicato “squilibrato”, ma ancora non è giunta alcuna notizia circa il suo ritrovamento e le informazioni che si hanno, su lui e l’accaduto, sono scarse, frammentarie e vaghe. Oggi però, l’abbozzata ricostruzione dei carabinieri si arricchisce di dettagli giudicati attendibili, messi agli atti dopo aver ascoltato un supertestimone. Poco prima, presumibilmente, che Stefano incrociasse il suo killer, un uomo lo aveva già notato trovandolo molto sospetto. “Quell’uomo era seduto su una panchina. Quando mi ha visto prendere in mano il cellulare si è infuriato” queste sono le parole del testimone che lasciano pensare che una simil cosa possa essere accaduta alla vittima. Il killer sarebbe stato innervosito dal fatto che l’uomo avesse preso in mano il cellulare pensando che lo volesse fotografare. “Non mi fotografare, che cavolo fai con quel telefono?“, gli ha gridato contro l’uomo contro il testimone che, di fronte all’irascibilità infondata, presagendo il pericolo, ha velocemente abbandonato la zona. A Stefano Leo, che quando è stato aggredito aveva gli auricolari indosso, potrebbe essere successa una vicenda non dissimile. Passando forse davanti all’uomo col cellulare in mano potrebbe aver scatenato il raptus di cieca e ingiustificata follia del 30enne che, annebbiato, lo avrebbe aggredito con un coltello di grosse dimensioni, sgozzandolo e uccidendolo.

Carabinieri
*immagine di repertorio

Continuano tuttavia le indagini degli agenti che invitano chiunque possa essere in possesso di informazioni o chiunque abbia visto o notato qualcosa o qualcuno di sospetto, quella mattina, di rivolgersi alle Forze dell’Ordine.