Era sicuramente un bambino terribile Rosario Fiorello, come racconta lui stesso a Raffaella Carrà. Nel nuovo programma della cantante e conduttrice, A raccontare comincia tu, il comico si perde nei ricordi della sua infanzia e adolescenza in Sicilia. Fiorello racconta poi la scomparsa del padre, mentre lui si trovava al Festival di Sanremo, una tragedia inasepettata che lo ha profondamente segnato.
Fiorello: l’amore per gli applausi e la radio
“Sono stato bravino fino a tutte le elementari, dalle medie in poi… Il liceo è stato un capolavoro assoluto“, racconta Fiorello. L’amato conduttore ha parlato del padre, radio operatore per la Guardia di Finanza: “Mio padre mi portava con me nella Caserma della Guardia di Finanza, mi piaceva stare in sala radio, con mio padre.
Il suo nome in codice era Loto1 e mi ricordo il tono e i modi che usava quando comunicava con le altre stazioni. Un giorno mio padre fa ‘Aspetta qui, che devo andare a consegnare un messaggio urgente’, io sono rimasto solo con il baracchino, ho spinto il pulsante rosso e giocavo imitando mio padre. Tutta la Guardia di Finanza della Sicilia ha sentito questo bambino, con mio padre che si scusava ‘Scusate, era mio figlio’“.

Poi il periodo delle le prime radio libere, in cui Fiorello fece un piccolo primato: “Una moda che partiva dagli Stati Uniti, il record era di stare in onda più tempo possibile senza dormire e parlare. Io mettevo dischi e ho parlato per 72 ore di fila“. Non era solo divertimento per il conduttore: “Il giovane quando finiva la scuola andava a lavorare e il lavoro significava imparare qualcosa dopo la scuola, barbiere, muratore. Un giorno mi trovò questo signore per vendere la lattuga. Significava svegliarsi alle 3 e andare al mercato di Augusta, arrivando prima di tutti gli altri, scaricare e bagnare la lattuga e tutta la mattina facevo così.
Le vendevamo tutte, prendevo 300 lire al giorno, ero un ragazzino ed ero felice, perché ero ricco. Ho imparato a vendere“.
L’occasione della vita in un villaggio vacanze
Il momento che gli ha cambiato la vita è stata l’apertura del villaggio vacanza a Brucoli: “Lì è stata la svolta, lì ho visto cosa succedeva oltre la Sicilia“. Tra i ragazzi era un sogno andare a lavorare nella nuova struttura e il motivo lo spiega bene il comico: “Il motore che spingeva tutti era sempre quello, la ‘gnocca’. Si faceva di tutto per poter andare a lavorare lì, c’erano i primi topless della storia“.
Fiorello ce la fece, inizialmente come facchino di cucina, “ma l’importante era stare lì, perché dopo il lavoro si usciva. Poi ho fatto il cameriere, è stato l’inizio di tutto, uno dei mestieri più duri però lì impari a rapportarti con la gente“.

Poi è passato al bar e da lì “si vedeva il palco, pensavo per stare lì bisogna essere preparati e invece quelli dell’animazione chiamano il bar affinché portassero dei caffè mi sono offerto io. Fuori c’era un’asta, io mi avvicino, anfiteatro vuoto, comincio a fare ‘Sa-sa-sa’, e comincio a cantare in un inglese maccheronico e sento un timido applauso di tre quattro persone che passavano“.
Una folgorazione e l’inizio della sua carriera, grazie a un “colpo di fortuna”, almeno per Fiorello: “Si ammala il disc jockey e rimangono senza.
Il capovillaggio ha chiesto ‘E ora come facciamo?’. Ho detto ‘Ci penso io’“. Dato l’indubbio talento naturale, “Cominciano a coinvolgermi a fare gli spettacoli“.
La partenza a Milano e la morte del padre
Fiorello racconta l’arrivo a Milano, dove conduceva un programma su Radio Deejay: “Due cose disse mio padre prima che se ne andasse.
Mia madre era preoccupata perché ero appena arrivato a Milano. Mio padre le disse: ‘Non ti preoccupare, guarda che quello, con quella faccia là, ti stuferai di vederlo’“. Lo showman ricorda il sesto senso del padre: “Una volta guardando mio fratello e me disse: ‘Guarda, ha la faccia d’attore. Tu invece da cretino’“.

La scomparsa del padre è stata molto dolorosa per Fiorello, che nel frattempo si trovava a Sanremo per il Festival, come inviato radio: “Mio padre quando se ne è andato aveva l’età che ho io adesso. Io ogni volta che vedo Sanremo, mi riporta indietro a quella tragedia. Se ne andò in un giorno di festa, a Carnevale, disse a mia madre ‘Mi sono scordato le sigarette’, è uscito ed è stata l’ultima volta che lei lo ha visto. È morto in macchina. Io da Sanremo dovetti andare in Val D’Aosta perché Beppe era lì, sono partita di notte con la macchina e gli dissi quello che era successo“.