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Depistaggio Borsellino, intercettati i pm accusati di calunnia aggravata

Pubblicato: 06/12/2019 10:44

A 27 anni dalla strage in cui perse la vita il procuratore antimafia Paolo Borsellino e 5 agenti della scorsa, proseguono le indagini sul filone che ha portato alla scoperta del depistaggio sull’attentato. In questa fase, sono stati accusati di calunnia aggravata 2 pm che avrebbero istruito il falso pentito Vincenzo Scarantino. L’uomo rilasciò poi false dichiarazioni che costarono quasi 20 anni di carcere a 9 innocenti. Ora il quadro si fa più chiaro grazie alle intercettazioni dell’epoca.

Il più grave depistaggio della storia italiana

Con queste parole i legali del figlio di Paolo Borsellino avevano accolto, poche settimane fa, le condanne in appello ai boss e ai falsi pentiti. Il depistaggio, aveva detto il magistrato Di Matteo, iniziò un minuto dopo l’attentato, con il furto dell’agenda di Borsellino e la costruzione delle prove contro Scarantino, affinché potesse così portare avanti il falso pentimento.
Su questo filone sono proseguite le indagini, che hanno portato prima alla scoperta delle false testimonianze di Scarantino, grazie al vero collaboratore Gaspare Spatuzza, quindi all’accusa per 3 poliziotti e 2 magistrati.

L’accusa di calunnia per favorire Cosa Nostra

Nella fattispecie, sono accusati di calunnia aggravata atta a favorire Cosa Nostra gli allora pm Carmelo Petralia e Annamaria Palma. Questi avrebbero avuto rapporti confidenziali con Scarantino, rivelati anche dal poliziotto Giampiero Valenti, cui fu ordinato di interrompere le registrazioniperché il collaboratore doveva parlare con i magistrati“.
Per far luce su questo aspetto della vicenda la Procura di Messina ha richiesto l’analisi di 19 bobine che raccontano le conversazioni tra i magistrati e i familiari di Scarantino. Le registrazioni coprono un lungo periodo di tempo: dal dicembre del 1994 e il luglio del 1995.

Le intercettazioni sul depistaggio

Tra i passaggi più controversi riportati da Adnkronos, in possesso delle 178 pagine delle trascrizioni, ci sono le conversazioni tra il pm Petralia e Vincenzo Scarantino. Il primo dice al secondo: “Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato, Vincenzo… si sente pronto lei?…“. Tali parole sembrano confermare la tesi che Petralia e Palma forzarono Scarantino a depistare l’indagine, che avrebbe poi condotto a ingiusti arresti. Lo stesso falso collaboratore Scarantino si era detto vittima di terrorismo psicologico. Petralia disse anche: “Ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione“.

I ripensamenti di Scarantino

Dai passaggi riportati, emerge che Scarantino aveva provato anche a ritrattare la volontà di collaborare. Le trascrizioni dei Carabinieri riportano che il falso pentito aveva più volte tentato di parlare con il funzionario di Polizia Mario Bo e che in un caso è riuscito a farselo passare. Nelle trascrizioni viene scritto che “Vincenzo afferma che vuole tornare in carcere perché non se la sente più. Il dottor Bo gli chiede testualmente ‘Siamo sempre ai soliti, no?’“.

Le conversazioni con la moglie

Durante un colloquio nel carcere di Pianosa assieme la moglie Rosalia Basile, Scarantino dice: “Non ce la faccio più a Pianosa. O mi impicco, oppure inizio a collaborare con i magistrati“. È il periodo subito precedente all’inizio della collaborazione, che poi ha portato alla falsa indagine.
Al cognato, Scarantino disse di non aver subito pressioni, salvo poi ritrattare anche questa versione. Dalle trascrizioni emerge però anche un altro colloquio con la moglie, in cui questa gli dice “Vogliono sapere cosa che tu non sai“.

Queste 178 pagine di trascrizioni delle bobine sono materiale prezioso per la Procura di Messina per far luce sulla posizione degli indagati. A giugno i due pm Petralia e Palma, nel frattempo diventati procuratore aggiunto di Catania e Avvocato generale della Corte d’appello di Palermo, hanno ricevuto degli avvisi di garanzia. 27 anni dopo si cerca ancora di far luce sul più grande depistaggio della storia italiana.