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Lavoro in carcere: cosa fanno i detenuti “famosi” dietro le sbarre?

Pubblicato: 14/01/2020 15:18

Negli ultimi anni le prime pagine dei giornali e la cronaca giudiziaria ci hanno raccontato numerose vicende finite nel sangue. Succede, però, che a volte alcuni crimini rimangano impressi nella memoria delle persone e con loro anche i nomi dei colpevoli. Michele Misseri, Alberto Stasi e Massimo Bossetti sono solo alcuni dei protagonisti dei più noti crimini italiani degli ultimi anni. Oggi stanno tutti scontando una lunga condanna in prigione e, al pari degli altri detenuti, anche per loro il percorso riabilitativo prevede lavori e mansioni differenti all’interno del carcere.

Centralinisti, sarte e inservienti: ecco la nuova vita dei detenuti “famosi”

Contattando il call center del vostro gestore telefonico, potrebbe capitarvi di venire assistiti da Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi nella villetta di Garlasco. Il ragazzo, che sta scontando una condanna a 16 anni nel carcere di Bollate, potrebbe essere presto affiancato da un altro detenuto “famoso”, Salvatore Parolisi. Quest’ultimo, giudicato colpevole per l’uccisione della moglie Melania Rea, attualmente sta svolgendo uno stage volto proprio all’inserimento nello stesso call center per cui già lavora Stasi.

Destino diverso, invece, per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nonostante le tante ombre che ruotano attorno alla “strage di Erba”, i due coniugi continuano a scontare l’ergastolo nelle carceri di Opera e Bollate. Mentre Olindo impegna le sue giornate lavorando come addetto alla cucina, la moglie Rosa si cimenta nella lavorazione del cuoio.

Impiegate in un lavoro manuale anche Cosima e Sabrina Misseri. Detenute nel carcere pugliese De Mitri con una condanna all’ergastolo per l’omicidio della giovane Sara Scazzi, madre e figlia sono state assegnate al reparto di sartoria e hanno anche preso parte ad un progetto artistico proposto da un’associazione operante nel carcere.

Infine, troviamo Massimo Bossetti impegnato nella rigenerazione delle vecchie macchine da bar per fare il caffè espresso nel carcere di Bollate, da cui continua a professarsi innocente per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio.

Chi lavora e chi…si laurea

Non è raro che durante la lunga permanenza tra le mura del carcere alcuni detenuti decidano di riprendere in mano gli studi.

Tra i più celebri, sono in molti ad aver sostenuto esami e tesi di laurea. Tra questi abbiamo Erika de Nardo, la ragazza che insieme al fidanzato Omar uccise la madre e il fratellino a Novi Ligure, proclamata dottoressa da 110 e lode in lettere moderne.

Raffaele Sollecito invece discusse la tesi di laurea in informatica nel carcere di Perugia, dove era rinchiuso per il presunto omicidio di Meredith Kercher.