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Riforma del processo penale: ok del Cdm. Conte attacca Renzi

Pubblicato: 14/02/2020 00:18

Si è concluso il Consiglio dei Ministri sul cui tavolo era prevista la discussione della riforma del processo penale, molto discussa negli ultimi mesi e oggetto di grandi polemiche. La riforma è stata approvata, ad annunciarlo ufficialmente sono stati il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro della giustizia Alfonso Bonafede.

Il Presidente del Consiglio ha duramente ripreso l’atteggiamento di Italia Viva, garantendo però un atteggiamento “Aperto al dialogo e al confronto. (…) È chiaro peò che Italia Viva deve rendere chiaro cosa intendono fare. Se vogliono correre con noi non devono fare sgambetti, non devono rallentare la corsa di governo. Chi più lo può capire se non un ex presidente del Consiglio che ha sempre corso per il Paese?

Conte su Iv: “Devo prendere atto”

Il Presidente del Consiglio ha annunciato il sì alla riforma del DDL al processo penale: “È segno che quando si lavora con serietà, responsabilità e impegno i risultati seppur faticosi, arrivano“. Lo dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi che, prima di lasciare la parola al ministro Bonafede ha speso due parole sul rapporto con Matteo Renzi e Italia Viva.

Mi dispiace che le ministre di Italia Viva non abbiano partecipato e abbiano deciso di non dare il loro contributo. Per una forza politica è una sconfitta decidere a non sedersi a questo tavolo. Rinunciare a lavorare insieme e partecipare a questo viaggio che stiamo facendo per il Paese” ha dichiarato Conte, aggiungendo: “Devo prendere atto che da parte di Italia Viva sia stata mantenuta una posizione iniziale”.

L’affondo a Renzi

Conte ha usato toni decisi parlando dell’atteggiamento mostrato da Matteo Renzi e Italia Viva, l’errore è quello di sentirsi “Depositari della verità ma la verità non esiste esistono solo soluzioni efficaci. (…) Dobbiamo vincere una sfida più importante per il Paese, ovvero la crescita, e per vincere questa partita così importante dobbiamo giocare tutti nella stessa squadra, correre nella medesima direzione. Se un giocatore si ferma, inizia a pensare a se e fa dei falli, noi la partita non siamo destinati a vincerla”.

Apertura al dialogo

In ogni caso Giuseppe Conte si è detto sempre disponibile al dialogo. “Nei confronti dei parlamentari di Italia Viva c’è sempre la massima disponibilità a confrontarci, ma se la situazione è quella che vede loro dire o accettate la nostra posizione o niente, allora non c’è nodo di trovare convergenza”.

Sull’ipotetica fine del Conte bis, il Presidente del Consiglio si è detto relativamente tranquillo, “Non ho nessuna arroganza” ha dichiarato, “Finché saremo qui, in questo palazzo che, come dico sempre occupiamo temporaneamente, fino all’ultima ora faremo il meglio per il Paese”. Anche in merito alla telefonata con il Presidente della Repubblica Mattarella, Conte ha sminuito la vicenda spiegando che si è trattato di semplice prassi.

Il commento sulla sfiducia a Bonafede

Il Premier Conte si è detto scettico in merito ad un’ipotetica sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede. “Non ci sono gli estremi per sfiduciare Bonafede” ha dichiarato il Premier e, quasi con tono di sfida si è appellato ai presenti chiedendo: “Di che cosa lo accusiamo? Il ministro Bonafede si è detto disponibile a rivedere la riforma prescrizione. (…) Cosa significa mozione di sfiducia nei confronti dell’operato del minsitro ? È irrazionale, non riesco a capirlo. Se mai ci fosse un’iniziativa del genere, il sottoscritto, per dare credibilità alla politica, ne affronterà le conseguenze”.

I punti della riforma

La parola è poi passata al ministro della giustizia Alfonso Bonafede, il quale ha presentato i punti principali della riforma appena approvata. “Saremo i primi portare in Italia un processo penale moderno capace di dare una risposta di giustizia in tempi certi e celeri” ha dichiarato orgoglioso il ministro.

Investimenti diretti nella giustizia

Il primo punto riguarda le assunzioni al fine di velocizzare le procedure. Si tratta, spiega il ministro, di investimenti concreti, non di tagli, come è stato fatto in precedenza, per velocizzare le procedure. “Il primo problema della giustizia – spiega Bonafede – è quello di una struttura che necessita di investimenti come l’ampliamento della pianta organica di 600 magistrati”. Entro 3 anni, prevede il ministro, sono previste un totale di 9000 assunzioni che snelliranno le procedure dei processi.

Iniezioni anche nelle Corti d’Appello

Una seconda tornata di assunzioni riguarderà il personale delle Corti d’Appello. Sono previsti, infatti, 500 giudici ausiliari in più a partire dal 1 gennaio 2021. Mentre in generale, nel sistema giudiziario, sono previste assunzioni celeri per un totale di personale generico di 1000 unità che saranno attive già a partire dal 1 settembre 2020.

Questo, spiega Bonafede, vuole essere “Un segnale concreto fatto di persone che andranno a lavorare in più rispetto ai piani assunzioni previsti”.

L’avvento della digitalizzazione

Terzo punto di novità nella riforma è quello che riguarda la digitalizzazione e la possibilità di implementare il processo penale telematico. Il ministro parla dell’intento a voler cancellare “L’immagine dei tribunali e delle cancellerie sommerse da pile di faldoni a terra. Immagine che sarà relegata al passato”.

Tutto passerà per via telematica, notifiche comprese, o meglio, il ministro sottolinea che la prima notifica seguirà vie normali, le successive passeranno tramite legale. “Sta a quella persona informarsi su quello che accade nel processo”.

La questione della prescrizione

Il ministro ha definito la riforma non come “Uno stravolgimento delle regole”, bensì come “Un intervento chirurgico”. Per quanto riguarda il punto finale, e più dolente, Bonafede ha velocemente elencato i punti chiave come: il ruolo dei testimoni e l’intervento sulla possibilità di ascoltarli, stabilire i tempi del principio di delega. Il giudice stabilirà un calendario delle udienze preciso che sarà comunicato ad entrambe le parti.

Su tutti i processi in cui è previsto il rito monocratico di primo grado” spiega Bonafede, “Il rito resterà monocratico”. Ci saranno tempi da rispettare sia nelle indagini sia nel processo: un anno per il primo grado, due anni per il secondo grado e tre anni per la Cassazione. L’obiettivo del ministro è quello di raggiungere tutti e quattro i gradi di giudizio in quattro anni.

Il Lodo Conte- Bis

Ultimo accenno è proprio sulla pietra dello scandalo, il lodo Conte-Bis. Il ministro conferma che entrerà a far parte della riforma e velocemente spiega: “Il meccanismo che prevede che ci sia un trattamento differenziato tra condannati e assolti in primo grado entra a far parte della riforma”. Nei casi di condanna in Primo Grado, ci sarà uno stop alla prescrizione, se invece c’è l’assoluzione in secondo grado, è previsto un recupero.

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2020 00:42