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Il caso Giuseppe Uva, l’assoluzione di poliziotti e carabinieri dopo 12 anni

Pubblicato: 17/02/2020 16:18

Accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona, lo scorso 8 luglio la Cassazione assolveva, ricalcando quanto era già stato emesso in primo grado dalla Corte d’Appello, i 6 poliziotti e i 2 carabinieri indagati per la morte di Giuseppe Uva. A distanza di mesi dall’assoluzione della Cassazione, le motivazioni di sentenza scritte dai giudici della V sezione penale.

Giuseppe Uva, la morte il 14 giugno del 2008

Era il 14 giugno del 2008 quando moriva, in ospedale di Varese, l’operaio 43enne Giuseppe Uva. Prima del ricovero in ospedale di Uva, un controllo di qualche ora all’interno della caserma e poi la testimonianza dei familiari ai quali venne ridato il corpo dell’uomo che avrebbe presentato sul corpo lividi e ferite. A monte il controllo su Uva che, nella notte precedente al 14 giugno, era stato intercettato dalle volanti in stato di ebbrezza e nel tentativo di spostare alcune transenne. Un intervento che era stato richiesto da parte di alcuni residenti a fronte dei forti schiamazzi pervenuti nella notte.

Il caso Uva, insieme al caso di Stefano Cucchi, è stato uno dei più complessi degli ultimi anni e ha visto, prima di arrivare alla sentenza della Corte di Cassazione, un iter giudiziario particolarmente delicato. Alla luce dei fatti, dopo essere stato fermato dai carabinieri nella notte del 13 giugno del 2008, Uva venne sottoposto ad un TSO – trattamento sanitario obbligatorio – nell’ospedale di Varese dove morì, il giorno dopo, a causa di un arresto cardiaco. Dopo la morte però, i familiari notarono sul cadavere di Uva notevoli e numerosi ecchimosi, dettagli che portarono l’accusa ad ipotizzare che prima del ricovero e della conseguente morte Uva avesse subito violenze all’interno della caserma.

Le motivazioni di sentenza

Lividi che, nel corso delle indagini, i periti descrissero come impossibili da essere associati alla causa della morte. Lo stesso personale sanitario negò quanto invece denunciato dalla sorella di Giuseppe Uva, Lucia, che sosteneva di aver rintracciato del sangue all’altezza dell’ano del fratello presumendo percosse avvenute in caserma ai danni del 43enne.

Di quelle violenze fisiche non vi fu alcun riscontro

Dell’8 luglio scorso, come avanzato in attacco, la sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato l’assoluzione di 6 poliziotti e 2 carabinieri precedentemente accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona in ambito del processo sulla morte di Uva. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, così i giudici della V sezione penale della Suprema Corte: “Anche volendo ammettere che Giuseppe Uva disse forse di essere stato percosso (senza dire da chi, ma preannunciando intenti vendicativi) o che urlò ‘assassini mi avete picchiato’, fatto sta che di quelle violenze fisiche non vi fu alcun riscontro“.

Il legale di Uva: il ricorso a Strasburgo

Sempre tra le motivazioni di sentenza, riporta AdnKronos: “Nel caso di specie non vi fu alcuna violenza gratuita se è vero che si rese necessario bloccare fisicamente Uva senza che poi risultassero visibili segni di sorta riconducibili ad afferramenti o immobilizzazioni“. Motivazioni di una sentenza che è già stata presa in causa dal legale della famiglia di Uva che, a luglio, aveva annunciato di volersi rivolgere alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. Lo stesso legale, Fabio Ambrosetti, che oggi alla luce delle motivazioni di sentenza così commenta sempre ad AdnKronos: “Non ho ancora letto le motivazioni, ma commento solo il fatto che la Cassazione ci ha messo da luglio ad oggi a depositare le motivazioni. Adesso ci rivolgere a Strasburgo alla Corte europea dei diritti dell’uomo“.

L’ex imputato: “Lo dicevamo da 12 anni

Diversa invece la reazione di chi, nella motivazione di sentenza, prova la propria innocenza come Luigi Empirio, uno dei poliziotti precedentemente accusati che sempre ad AdnKronos ha voluto commentare: “Ho letto le motivazioni della Cassazione con estrema gioia perché i giudici hanno espresso ciò che realmente è successo. Le motivazioni lo dicono chiaramente: non c’è mai stata violenza nei confronti di Giuseppe Uva, lo dicevano anche le autopsie. Quattro pubblici ministeri di seguito hanno sempre chiesto il non luogo a procedere. Noi lo dicevamo da 12 anni e per 12 anni siamo stati sotto torchio in un processo solo mediatico“.

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2020 16:30