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Coronavirus: il racconto di Niccolò, 17enne tornato da Wuhan

Pubblicato: 04/03/2020 15:32

Niccolò ha 17 anni ed è il giovane rimasto bloccato a Wuhan nel pieno dell’emergenza Coronavirus, poi tornato in Italia e trasferito in via precauzionale allo Spallanzani di Roma. Il ragazzo, risultato negativo ai test sul Covid-19, è stato dimesso ed è tornato alla vita di sempre ma ha scelto di lanciare un messaggio molto importante, parlando della sua esperienza e degli ‘angeli custodi’ che, in Cina, si sono presi cura di lui.

Niccolò parla degli ‘angeli custodi’ di Wuhan

Niccolò è il 17enne rientrato da Wuhan, città cinese epicentro dell’epidemia di Coronavirus, e dopo essere risultato negativo ai test è stato dimesso dallo Spallanzani di Roma, dove era stato sottoposto al protocollo dedicato alle persone di ritorno dalla Cina.

Il ragazzo ha raccontato la sua esperienza in una intervista a Mattino Cinque, accendendo una luce su quanto vissuto durante l’emergenza nel Paese in cui, in futuro, spera di tornare.

Sono arrivato il 19 gennaio a Wuhan e il 20 hanno chiuso la città e tutta la provincia. Diciamo che mi sono trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato“.

Niccolò non è riuscito a tornare in Italia per due volte, a causa della febbre, prima che tutto si risolvesse. In Cina ha trovato l’appoggio di tante persone ma sono 3, in particolare, gli “angeli custodi” che si sono presi cura di lui senza fargli mancare nulla.

Sono state principalmente loro le persone che mi hanno aiutato a Wuhan: la dottoressa Sara, mister Tian e dottor Zhou. Mister Tian mi ha portato in hotel e ogni giorno, a colazione, pranzo e cena, mi portava i viveri“.

Il messaggio del 17enne contro le discriminazioni

La storia di Niccolò è intrisa di speranza e grande coraggio, e nel suo cuore, come ha raccontato lui stesso, è impresso un preciso episodio della sua permanenza a Wuhan: “Il saluto di mister Tian all’aroporto, mi ha detto ‘Ciao, ci rivedremo’“. È proprio quest’ultimo, secondo la sua narrazione, a non averlo mai fatto sentire solo durante i lunghi giorni di Wuhan.

Il 17enne spera di tornare in quei luoghi, risolta l’emergenza, per conoscere di persona quanti si sono occupati di lui fornendogli supporto a distanza, per via telefonica, nel focolaio dell’epidemia. Nel suo racconto emerge un importantissimo messaggio: “Le discriminazioni non sono giuste. Il virus non è associato a una popolazione, a una etnia, ma può colpire qualsiasi persona“.