Vai al contenuto

Fase 2, scontro tra Regioni e governo sulle riaperture: Veneto e Calabria in prima linea

Pubblicato: 02/05/2020 12:46

La fase 2 che partirà dal 4 maggio prevede la riapertura progressiva di alcune attività, per evitare che ripartano i contagi di coronavirus. Se il decreto Conte ha indicato date anche molto posticipate per alcuni esercizi commerciali, come parrucchieri ed estetisti, le Regioni a guida centrodestra vanno in controtendenza. Veneto, Calabria, Sardegna spingono su riaperture anticipate, creando una spaccatura con le direttive del governo. Altre Regioni, come la Campania di De Luca, estendono invece sulle chiusure.

Il nodo delle autonomie delle Regioni

Il contrasto al governo da parte di alcune Regioni sulla gestione sanitaria dell’emergenza coronavirus non è storia nuova. Adesso la battaglia si sposta sul piano economico, con le Regioni guidate dal centrodestra che chiedono maggiore autonomia possibile al governo, che vorrebbe invece un passaggio omogeneo dalla fase 1 alla fase 2. Il ministro Boccia ha dichiarato che il monitoraggio della curva epidemiologica dopo metà maggio avrebbe determinato ragionamenti su aperture regionali differenziate. Le Regioni non sembrano però disposte ad attendere.

Le richieste al governo per la fine della fase emergenziale

In una lettera inviata alle istituzioni, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto e provincia autonoma di Trento accusano il governo Conte di aver abusato di decreti in contrasto con il potere delle Regioni assicurato dalla Costituzione.

Le Regioni chiedono dunque “nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza“, che si svolgano al più presto le elezioni amministrative e il ritorno “delle competenze avocate a livello centrale“. Si evidenziano le diverse situazioni epidemiologiche e strutturali delle Regioni, che vogliono dunque maggiore spazio per le proprie regolamentazioni.

Le pressioni del mondo produttivo spingono inoltre a chiedere maggiori aperture per quanto riguarda turismo, commercio, servizi e trasporti per i quali se le chiusure si prolungheranno nel tempo “il quadro economico è destinato a peggiorare e i consumi rischiano un crollo generalizzato“.

Zaia, per la fase 2 “Il Veneto può aprire tutto”

Il governatore leghista del Veneto Luca Zaia difende l’orgoglio e la Sanità regionale. Va bene “la regia del governo centrale“, dichiara, ma “da qui a dire che non serve più la Sanità delle Regioni passa molto. Qualcuno ha il dubbio che noi non saremmo stati in grado di comprarci i dispositivi o quant’altro“. Il governatore preme sull’alto numero di tamponi che sono possibili in Veneto: “Siamo gli unici in Italia che hanno una macchina che fa 9mila tamponi al giorno“. Il piano è arrivare a 30mila tamponi al giorno entro settembre.

Sulle riaperture si pone in linea con i suoi colleghi governatori di centrodestra contro il governo: “Le ordinanze introdotte dal Veneto non sono in contrasto con il Dpcm ma vogliono portare un principio di buon senso e rispetto nei confronti del cittadino“. In Veneto quindi “può riaprire tutto, sempre “su base solida di una certificazione che ci dà il Comitato scientifico. Ma noi potremmo, in linea di principio, affrontare qualsiasi tipo di apertura“.

Calabria, continua lo scontro tra Boccia e Santelli

Continua il muro contro muro tra il governo e la Regione Calabria dopo l’ordinanza della governatrice Jole Santelli. La minaccia di diffida per la riapertura di bar e ristoranti non ha impedito alla politica di Forza Italia di tirare dritto, nonostante le resistenze degli esperti della sua stessa task force. “È un atto che il governo legittimamente può fare. Anche se io lo sconsiglierei fortemente. Io non ho riaperto la ristorazione all’interno dei locali, ho solo consentito di mettere qualche tavolo all’aperto. Tutto questo pasticcio per qualche tavolo mi pare eccessivo“, ha dichiarato la governatrice.

Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali, torna all’attacco dell’ordinanza. “La Calabria è il classico caso di una cosa fatta contro una misura nazionale chiara“, ha dichiarato nella registrazione della puntata di Accordi e Disaccordi.

Le scelte di Emilia Romagna e Sicilia

Ordinanze particolari anche in Emilia Romagna, che con un’ordinanza firmata dal governatore Stefano Bonaccini riapre agli allenamenti individuali per i club calcistici. Spal, Bologna, Sassuolo e Parma torneranno dunque ad allenarsi dal 4 maggio, nel rispetto del distanziamento sociale e a porte chiuse.

Si blinda invece la Sicilia, con il presidente Nello Musumeci che annuncia chiusure da lunedì: “Non faccio entrare nessuno“, ha dichiarato ad Omnibus. “Temiamo che ci possa essere un afflusso di altre Regioni assolutamente non sottoposto a una verifica sanitaria necessaria che diventa il presupposto per evitare il ritorno del contagio“, continua il governatore. Anche Musumeci difende l’autonomia delle Regioni: “Noi governatori conosciamo meglio di atri le esigenze del territorio, che non sono uguali a quelle della Lombardia o della Liguria“.

La Sardegna verso le riaperture anticipate

Anche il governatore Christian Solinas, a capo di una coalizione di centrodestra, punta ad un’ordinanza per le riaperture anticipate. Delle norme per definire la costruzione della fase 2 dovrebbero essere rese note nel pomeriggio.

Liguria, Toti: “Riconoscere autonomia alle Regioni”

Anche Giovanni Toti, governatore della Liguria, interviene e chiede che venga assicurata l’autonomia alle Regioni. “Le persone non ce la fanno più ad andare avanti, dobbiamo tenere presente la curva del virus ma anche quella della fame“, ha dichiarato a Sky Tg24, “Non è un tema politico, le ordinanze prese in Regione Liguria sono identiche a quelle prese da Bonaccini in Emilia, o dal segretario PD Zingaretti nel Lazio o da Zaia in Veneto“.