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Delitto di Arce, a processo i Carabinieri accusati dell’omicidio di Serena

Pubblicato: 24/07/2020 21:04

Nelle giornate che segnano una pagina nerissima per la storia dell’Arma dei Carabinieri, dopo il caso della caserma sotto sequestro e 6 militari arrestati per spaccio e tortura, si aggiunge anche un nuovo tassello in un altro caso che vede imputati dei Carabinieri. Si tratta dell’ormai celebre Delitto di Arce: la morte di Serena Mollicone per la quale sono indagati anche 3 membri dell’Arma. Ora, 19 anni dopo, è stato deciso che dovranno essere processati.

Omicidio di Serena Mollicone, 19 anni dopo

Il mondo è radicalmente cambiato da quando Serena Mollicone è sparita, l’1 giugno 2001, per poi essere ritrovata 2 giorni dopo in un boschetto vicino al paesino di Arce. Un delitto tra i più enigmatici della storia italiana, che nella prima parte di decennio si è risolta nel nulla e poi ha preso una piega imprevista. Nel 2008, il suicidio del Carabiniere Santino Tuzi squarciò un velo dietro alla morte di Serena.

Da allora, infatti, le indagini si sono concentrate sulla caserma di Arce, il suo comandante Franco Mottola, moglie e figlio di questo e altri 2 Carabinieri della stazione.

Indagati 3 Carabinieri per omicidio

Serena Mollicone fu trovata morta soffocata in un bosco: naso e bocca tappate da un nastro adesivo, sacchetto di plastica in testa. I momenti che hanno preceduto la sua morte sono stati faticosamente ricostruiti dagli inquirenti in quasi 20 anni di lavoro, fino a questa versione dei fatti: Serena il 1 giugno 2001 si sarebbe recata in caserma, forse per denunciare il figlio del comandante Franco Mottola per traffico di droga. Per proteggere la famiglia, il comandante, il figlio e la moglie l’avrebbero uccisa.

Il tutto con il presunto aiuto di altri due Carabinieri: il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusato di concorso in omicidio e l’appuntato Francesco Suprano, indagato per favoreggiamento.

Chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati

La notizia del giorno, che arriva con mesi di ritardo a causa del Coronavirus e purtroppo dopo la morte del padre di Serena, Gugliemo Mollicone, avvenuta a fine maggio, è la decisione del gup Domenico di Croce. Il giudice per le udienze preliminari, riferiscono le fonti, ha scelto per il rinvio a giudizio di Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, Quatrale e Suprano.

La Procura di Cassino aveva chiesto che fossero chiamati a processo già lo scorso anno: la famiglia Mottola e Quatrale per concorso in omicidio; il maresciallo, inoltre, è ritenuto anche responsabile del suicidio di Santino Tuzi.

Le reazioni alla decisione del gup

Dopo la decisione di rinviare a giudizio gli indagati, Adnkronos ha raccolto le parole dell’avvocato Dario De Santis, legale della famiglia Mollicone. Il difensore ha dichiarato: “Siamo soddisfatti, abbiamo ottenuto quello che avevamo chiesto che è il massimo che potevamo ottenere. Un pensiero forte va Gugliemo, se fosse stato vivo avrebbe vissuto anche lui questa soddisfazione“. Ovvio parere contrario invece per l’avvocato della famiglia Mottola: “Siamo consapevoli delle nostre ragioni e le faremo valere. Il maresciallo Mottola è innocente, si è detto tranquillo e affronterà serenamente il processo“. Sempre l’avvocato Germani, però, ha anche sottolineato un punto: “Non è degno di un paese civile che si debbano aspettare 10 anni per un processo“.

Infine, da registrare anche il commento dell’uomo che per primo fu arrestato per l’omicidio di Serena Mollicone, il carrozziere Carmine Belli. Ad Adnkronos, ha dichiarato: “Spero che chi ancora aveva qualche dubbio nei miei confronti adesso si sia convinto della mia innocenza“. “All’epoca c’era anche Mottola che faceva l’indagine, mi interrogava e mi chiamava – ha dichiarato – Adesso la giustizia farà il suo corso“.

L’udienza è prevista per l’11 gennaio: in quel momento, forse, la verità potrà finalmente trovare la sua strada e mettere il punto ad un caso ventennale.