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Sabrina Beccalli, possibile svolta grazie ai resti nell’auto della 39enne

Pubblicato: 28/08/2020 19:01

Dopo 13 giorni dalla scomparsa, resta ancora un mistero la ormai data per certa morte di Sabrina Beccalli, 39enne di Crema. Dopo la sparizione, è stato un susseguirsi di strani elementi, dall’auto bruciata alle ossa di animale rinvenute dentro, fino all’arresto dell’amico Alessandro Pasini. Proprio da quei resti in auto ora potrebbe arrivare la svolta nel caso.

Malore o tentata violenza sessuale?

Due le ipotesi che circondano la scomparsa di Sabrina Beccalli. A portare avanti la prima, però, è lo stesso Alessandro Pasini, l’uomo immortalato a bordo dell’auto dell’amica e dal quale la stessa avrebbe passato la serata del 14 agosto, quando a tarda notte qualcuno l’avrebbe sentita gridare. Per Pasini, arrestato per omicidio volontario e distruzione di cadavere, la donna si sarebbe sentita male per una possibile overdose. Preso dal panico, avrebbe confessato di aver bruciato l’auto.

Dall’altra parte, l’ipotesi degli inquirenti di un’avances sessuale tramutatasi in tentata violenza, a seguito della quale Pasini avrebbe ucciso e distrutto il corpo della 39enne di Crema. Un’ipotesi che ha bisogno del corpo della donna per essere verificata.

La Procura dispone nuovi esami sui resti in auto

Una possibile risposta, dopo i vari buchi nell’acqua ottenuti con le ricerche nelle vasche agricole in cui la si è cercata, potrebbe arrivare dai resti trovati nell’auto di Sabrina Beccalli. Subito dopo il ritrovamento dell’auto, 2 veterinari hanno certificato che quelle ossa carbonizzate appartengono ad un cane. Ora, però, numerose fonti riportano che la Procura di Cremona avrebbe richiesto nuove analisi.

L’ipotesi al vaglio è che le ossa nell’auto siano di Sabrina Beccalli, proprio come sostenuto da Pasini. Così fosse, però, “non cambierebbe di una virgola la nostra ricostruzione“, parole del Procuratore Pellicano riportate da TgCom24. All’anatomopatologa Cristina Cattaneo il compito di analizzarle: l’esperta ha già lavorato al caso di Yara Gambirasio e dell’omicidio di Arce.