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Omicidio Vannini, le parole del padre di Marco: “Non deve chiederci perdono”

Pubblicato: 01/10/2020 17:23

Il giorno dopo la storica e fondamentale sentenza sull’omicidio Vannini, viene dato particolarmente risalto alle parole dei genitori di Marco, Valerio Vannini e Marina Conte. La famiglia Ciontoli è stata condannata in appello bis per omicidio volontario e così i familiari di Marco possono finalmente gridare a giustizia fatta. Il padre del giovane ucciso, ha parlato della possibilità di perdonare l’assassino di suo figlio.

Le parole del padre di Marco Vannini

Ieri, era stata la madre a gridarlo forte e chiaro: “Se fosse stato soccorso subito Marco sarebbe qui e noi non saremmo davanti a queste telecamere. La giustizia esiste e per questo non dovete mai mollare”. Così ha accolto la condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli e a 9 anni e 4 mesi per la moglie Maria e i figli Martina e Federico, ritenuti complici di quell’atroce delitto.

Durante un intervento a Mattino Cinque, ha rotto il silenzio anche il padre di Marco, ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. L’uomo, ha commentato la richiesta di perdono di Antonio Ciontoli, fatta proprio in tribunale. “Lui chiede perdono a ridosso della sentenza con due parole e spendendone altre cento per i suoi familiari – ha commentato Vannini, dimostrandosi però sordo da quell’orecchio.

Il perdono glielo potevamo dare se avesse chiamato nell’immediato i soccorsi e noi genitori” ha aggiunto. Così però non è stato: “Sicuramente avremmo risolto il problema. Lui non l’ha fatto, non deve chiederci perdono“.

Le dichiarazioni esclusive dell’avvocato Gnazi

Questa mattina, The Social Post ha intervistato l’avvocato della famiglia Vannini, Celeste Gnazi. Filtra stanchezza dalle sue parole, come di una lunga battaglia ormai quasi finita benché manchi ancora il passaggio definitivo in Cassazione (che aveva richiesto il processo bis per far passare il reato di omicidio da colposo a volontario). “Prevale una sensazione di stanchezza – ha dichiarato – È stata una traversata nel deserto“.

Nelle sue dichiarazioni, l’avvocato ha anche detto di ritenere quella contro i Ciontoli “una sentenza scritta in nome del popolo italiano e non per soddisfare qualche impulso omicida“.