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Regno Unito e Coronavirus: le misure anti-Covid che hanno portato a zero morti a Londra e riaperture

Pubblicato: 31/03/2021 16:35

Il Regno Unito sembra essere il primo Paese a rimettersi in moto dopo un intero anno di chiusure e stop causati dalla pandemia da Coronavirus. Inoltre, solo pochi giorni fa, è stata anche la prima nazione a registrare zero decessi a Londra e meno di 100 in tutto il Paese grazie alla campagna di vaccinazione. L’Inghilterra di Sua Maestà sembra essere uscita dalla sua seconda ora più buia e presto i negozi, i café, i pub e i ristoranti potranno riaprire e Londra tornerà ad essere quella di sempre.

Come ha fatto il Regno Unito a raggiungere un tale risultato? Solo un anno fa il Primo Ministro Boris Johnson minimizzava i rischi e parlava di immunità di gregge, per poi ammalarsi lui stesso e cambiare rotta. Mentre l’Italia e tutto il mondo erano in lockdown fino a maggio 2020 e poi, ancora, il nuovo cambio di passo dell’estate con i Dpcm del governo Conte che istituivano il sistema a zone. Il Regno Unito viaggiava su binari diversi e, per certi versi, anticipatori delle misure made in Italy.

The Social Post ha raggiunto due italiane residenti a Londra dal 2018 per sapere quanto di quello che si vede e si legge corrisponda al vero

Il Covid-19 sbarca nel Regno Unito

L’impatto dell’infezione da Sars-Cov2 sul Regno Unito è stato durissimo, anche se inizialmente ne erano stati decisamente sottovalutati i rischi. Le parole pronunciate dal Primo Ministro Boris Johnson fecero il giro del mondo: “Molte famiglie perderanno prematuramente i propri cari prima del tempo”.

Non dobbiamo solo cercare di contrastare l’epidemia, ma dobbiamo anche ritardarne il più possibile la sua diffusione e ridurre al minimo la sofferenza. Se riuscissimo a ritardare il picco di qualche settimana, allora il nostro Servizio Sanitario Nazionale sarà più forte”. Inizialmente dunque, l’Inghilterra non ha annunciato misure precise, il governo ha dato solo blandi ammonimenti affinché si tutelassero gli anziani.

Il cambio di rotta di Boris Johnson

Successivamente, dopo aver lui stesso contratto il virus, Boris Johnson ha annunciato formalmente un cambio di rotta drastico per il bene del Paese. Il Primo Ministro ha raccontato di essere arrivato a rischiare la vita, e che le sue prospettive erano un 50-50. Da quel momento il governo ha iniziato ad applicare un piano di restrizioni che prevedeva la chiusura di tutte le attività non necessaria; il “modello Italia” insomma: smart-working, dad, sovvenzioni ai lavoratori.

È importante avvisarvi e rendervi consapevoli che le cose peggioreranno prima di migliorare. Ma ci stiamo preparando al meglio e, più si seguono le regole, meno vite perderemo e potremmo così tornare a una vita normale” aveva detto Johnson con il suo discorso.

La decisione di Johnson è arrivata circa un mese dopo l’inzio della pandemia e il popolo britannico era già profondamente intimorito dal diffondersi dell’epidemia. Gli inglesi erano persino arrivati ad aprire una pagina di raccolta firme per chiedere al governo misure più restrittive; in totale ne sono state raggiunte 409’473.

Le misure anti-covid inglesi

Negozi, ristoranti e attività non essenziali chiusi, bloccati i voli da e per il Regno Unito. Così il governo ha messo il Paese in lockdown nel 2020, iniziando immediatamente a somministrare aiuti economici ai cittadini. Con il metodo del Furlough, il corrispettivo della nostra cassa integrazione per intenderci con un versamento fino all’80% dello stipendio in base al tipo di salario.

Il governo ha iniziato a versare denaro sui conti correnti dei cittadini che si sono ritrovati a casa, immediatamente a partire dal 26 marzo e per la durata di un anno. Un sistema di sostegno è stato applicato anche sui lavoratori indipendenti e sui titolari di attività commerciali che sarebbero andati incontro a chiusure.

Il messaggio della Regina e l’impegno dei reali

Anche i reali hanno fatto la loro parte, d’altronde non bisogna dimenticare che la Regina è a tutti gli effetti il capo di Stato. Elisabetta II ha rilasciato un discorso alla nazione il 5 aprile scorso, infondendo coraggio in un momento difficile, segnato da un picco altissimo di decessi (tutt’ora il Regno Unito è il primo Paese europeo per morti da Covid).

I Cambridge e i Wessex hanno dato il loro contributo a diverse associazioni di volontariato a sostegno delle persone colpite economicamente dalla pandemia. William e Kate hanno inoltre collaborato attivamente con la piattaforma creata proprio da loro, dedicata al sostegno psicologico. Sono stati i primi a rimarcarne l’importanza in una situazione così critica.

La seconda ondata e i nuovi blocchi

Dopo l’estate il Paese, come per il resto d’Europa, si è trovato a confrontarsi con la seconda ondata, che ha portato a nuove chiusure. Di fatto, il Regno Unito ha chiuso nuovamente i battenti dall’autunno e, a parte una breve riapertura pre-natalizia, è dalle feste che è di nuovo tutto chiuso. Ad influire è stata soprattutto la scoperta della prima variante, quella ribattezzata con il nome di Variante Inglese, che ha fatto risalire spaventosamente il picco dei contagi.

È da allora che il Regno Unito è di nuovo fermo, paralizzato dal virus e dalle misure delle zone a T (T1, T2, T3, T4), il corrispettivo delle nostre zone bianche, gialle, arancioni e rosse.

Il successo dei vaccini e il piano in 4 fasi

Che cosa è cambiato ora? Perché l’Inghilterra sembra essere il primo Paese a ripartire? Le serrate annunciate dal governo sono state le ultime, questo era stato messo ben chiaro fin da subito. Infatti il Premier Johnson ha dato immediatamente il via alla campagna vaccinale scommettendo tutto su Astra Zeneca; il governo ha infatti stipulato con l’azienda un contratto ben più dettagliato che ha portato ad un acquisto massiccio del vaccino firmato Oxford, oltre a Pfizer e Moderna. Le somministrazioni sono già arrivate alla fascia età tra i 50 e i 40 anni, con la maggior parte della popolazione già immunizzata e la possibilità di procedere al piano di riaperture diviso in quattro fasi.

FASE 1, dal 29 marzo al 12 aprile:

  • Le persone potranno incontrarsi in spazi all’aperto, giardino privati compresi, in gruppi da massimo 6
  • Non ci sarà più l’obbligo di stare a casa, ma il governo invita a ridurre ancora gli spostamenti
  • Le vacanze in questo periodo non sono ancora autorizzate
  • Ok alla ripresa delle attività sportive all’aperto: golf, tennis, basket, e anche nuoto all’aperto. Lo stesso vale per gli sport di squadra di categoria
  • Sì ai matrimoni ma solo con 6 invitati
  • Chiuse le attività non essenziali, pub e ristoranti

FASE 2, dal 12 aprile al 17 maggio circa:

  • Riapertura di tutti i negozi e delle attività non essenziali
  • Riaperture di pub e ristoranti con la possibilità di servire i clienti SOLO nei depor
  • Riapertura delle palestre, delle spa, degli zoo, dei parchi a tema, delle biblioteche e dei community center
  • I membri della stessa famiglia potranno organizzare viaggi di vacanza all’interno dell’Inghilterra
  • I matrimoni possono avere un massimo di 15 invitati

FASE 3, dal 17 maggio al 21 giugno:

  • Le persone possono riunirsi in un massimo di 30 all’aperto
  • Sei persone e 2 conviventi possono riunirsi all’interno delle case
  • Riapertura di pub e ristoranti anche per servizio in sala interna
  • Matrimoni ma anche eventi religiosi o laici possono avere un massimo di 30 invitati
  • Gli eventi di intrattenimento all’aperto come cinema e teatri (all’aperto) possono ripararitre
  • Riapertura anche di cinema, musei, teatri…
  • Ok ad eventi ma con ingressi contingentati
  • Riaperture di hotel, B&B’s…
  • Ok a sport di gruppo in spazi chiusi

FASE 4, dal 21 giugno:

  • Fine di tutte le restrizioni
  • Riapertura dei Nightclubs
  • Nessun tetto massimo di invitati a feste, matrimoni..

Al momento però, resta confermato lo stop ai viaggi internazionali, l’estate inglese del 2021 sarà solo con turismo interno.

Come hanno reagito gli inglesi alle misure

Anche in Inghilterra, non sempre regole come indossare mascherine, distanziamento sociale… sono state ampiamente rispettate. Soprattutto quella alla mascherina è stata una battaglia dura e a poco sono bastate le minacce di sanzioni salatissime.

Come racconta Chiara a The Social Post, non sempre i cittadini hanno accettato di rispettare le regole. Lavorando in un ristorante a Greenwich, una delle zone più gettonate e turistiche di Londra, più di una volta si è trovata a lottare contro i clienti no mask.

Una volta un cliente è entrato senza mascherina, quando gliel’ho fatto presente ha riso e si è coperto la mano e il naso con la bocca, chiedendomi di potersi sedere ugualmente così. Ho dovuto spedirlo fuori. Non accettano il no e molte volte diventato irascibili e offensivi”.

Adesso però, come ci ha raccontato, la situazione sembra essersi normalizzata.

L’Inghilterra non è la terra promessa

Anche Maddalena ha raccontato la vita a Londra con il Covid, e sempre a The Social Post ha detto: “ Non voglio sputare sulla nazione dove mi sono trasferita, ma non sopporto l’idea che venga utilizzata infondatamente come esempio di gestione della Pandemia all’estero, rispetto all’Italia. Più volte mi sono ritrovata a discutere con italiani che vedevano l’Inghilterra come una terra di solide promesse e con una politica che funziona, inneggiando alla Brexit”.

La verità è che ci siamo sentiti dire fin da subito dallo stesso Primo Ministro di doverci -preparare a perdere i nostri cari- testuali parole, per deviare il fatto che l’economia fosse più importante della sicurezza stessa”.

Quindi si, normative rigide, ma per molti tratti contrastanti tra di loro e confusionarie. 2 interi lockdown basati sulla barzelletta del -Non uscire, ma puoi uscire, con la maschera ma senza maschera, vai a lavoro se devi ma se non puoi meglio ma se devi lavorare fallo da casa però non dovresti uscire lo stesso”.

Normative che poi vengono esposte e annunciate solo tramite conferenze tv, perché di fatto la gente agglomerata nei parchi, a fare la spesa in 5 per famiglia, senza mascherine in giro o sui pullman c’è sempre stata. E io, personalmente, non ho mai visto nessuno che venisse -ripreso- per questa cosa. Una sorta di menefreghismo universale basato sul fatto che, anche dal Governo, ci siamo sentiti lasciare a noi stessi”.

Per carità, ringrazio ci sia stato lo schema furlough che ha permesso a una moltitudine di lavoratori di avvalersi dell’80% del loro regolare stipendio, ma questo ha anche comportato il fallimento di un sacco di aziende che, di fatto, non erano state forzate dallo Stato a chiudere, ma sotto indicazioni generali le persone non avrebbero potuto utilizzare i loro servizi. Questo perché il governo non voleva prendersi la responsabilità della chiusura di ditte, aziende, ristoranti… imponendo delle misure ancora più rigide. Quindi si. Da fuori sembra che torneremo alla normalità a breve. Purtroppo solo da fuori, nulla è come prima”.

Resta comunque il fatto che tra chiusure e campagna vaccinale il tasso di mortalità di Covid-19 in Inghilterra si è drasticamente abbassato, arrivando a toccare quota zero decessi registrati a Londra lo scorso 29 marzo.

In tanti hanno inneggiato all’uscita dall’Europa come segreto del successo britannico. Il fatto di poter decidere autonomamente sui vaccini avrebbe, secondo i fanatici della Brexit, fatto la differenza. I fatti però parlano chiaro, perché 2/3 della popolazione è stata vaccianta e, sulla carta, entro giugno il Regno Unito sarà il primo Paese a ricominciare a vivere dopo la pandemia. Bisogna però chiedersi quali e quanti strascichi il Covid-19 lascerà su quella vita ordinaria che i cittadini inglesi ricominceranno a vivere. Come sarà il mondo dopo la pandemia? Se tutti i piani del governo saranno rispettati, l’Inghilterra sarà la prima a scoprirlo.

Ultimo Aggiornamento: 31/03/2021 17:19