Dal carcere di Verbania ha parlato Gabriele Tadini, il direttore del servizio della funivia del Mottarone che domenica 26 maggio si è schiantata al suolo, provocando la morte di 14 persone. Le indagini sulle cause hanno preso una svolta decisa anche per via della sua confessione: assieme al titolare Luigi Nerini e all’ingegner Enrico Perocchio, è stata ammessa la responsabilità nel disattivare volontariamente il freno d’emergenza.
Funivia di Stresa, Tadini: “Peso enorme sulla coscienza”
Sono questi 3 gli arrestati per la strage della funivia Stresa-Mottarone, l’incidente che 5 giorni fa ha sconvolto l’Italia e i paesi delle vittime coinvolte. Inizialmente sentiti come persone informate sui fatti, la loro confessione sull’ormai tristemente celebre forchettone ha cambiato le carte in tavola e portato al loro arresto. È stato ammesso che il freno di emergenza, che avrebbe dovuto tenere ancorata la funivia al cavo portante dopo la rottura di quello trainante, era stato disattivato volontariamente, per aggirare alcuni problemi che impedivano il corretto funzionamento della funivia.
Gabriele Tadini, 64 anni, dall’isolamento del carcere in cui è attualmente rinchiuso con l’accusa di disastro colposo e omicidio plurimo, non avrebbe nascosto la colpa. “Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso. Faccio i conti con Dio” le parole riportate da La Stampa.
Funivia di Stresa, parla l’avvocato di Gabriele Tadini
Contro i 3, si sta scatenando non solo la rabbia dei familiari e dei cittadini, ma anche la Procura di Verbania sembra intenzionata ad usare il pugno durissimo. Nel decreto di fermo, è stata avanzata l’ipotesi che i 3 fossero intenzionati alla fuga per sottrarsi alle proprie responsabilità. Un quadro diverso, probabilmente dovuto alla confessione, emerge dalle parole di Tadini: “Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse. Era in buone condizioni: non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione“.
Sulle cause dell’incidente, il legale di Tadini Marcello Perillo ha annunciato che sarà richiesta una perizia. Si vuole infatti capire se davvero il forchettone abbia inciso, come pare, sulla strage e la morte di 14 persone: “Non credo che il forchettone potesse incidere sulla fune” le parole riportate dal Corriere della Sera.
Strage di Stresa-Mottarone, il problema del freno d’emergenza
Lo stesso avvocato ha dichiarato che richiederà un sopralluogo sul tratto di montagna in cui si è verificato il disastro, dal quale è uscito vivo solo il piccolo Eitan di 5 anni. “Non ci pensava lontanamente che potesse succedere e che lui sapesse delle conseguenze così gravi ho qualche dubbio” ha dichiarato il legale di Tadini.
Lui, dal canto suo, avrebbe chiarito ancora cosa abbia portato i 3 a soprassedere ad una fondamentale misura di sicurezza come quella disattivata. “L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente – riporta La Stampa – Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione“. Che non c’è stata, perché la Funivia è rimasta aperta, per un guadagno stimato di 140mila euro.