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Sequestrata, torturata e uccisa. Così è morta Noor, 27enne assassinata per aver rifiutato la proposta di nozze

Pubblicato: 11/08/2021 16:10

Sequestrata per almeno tre giorni, torturata, violentata, picchiata con un tirapugni e decapitata. Così è morta Noor, una giovane donna di 27 anni pakistana, per mano di un suo pretendente.

Una morte che ha riacceso i riflettori su un dramma che è sotto gli occhi del mondo e, visti i recenti fatti di cronaca italiana, neanche così lontana. Per le donne di origini pakistane è ancora più dura, senza diritti e senza una legge che le tuteli da violenze, che il più delle volte avvengono tra le mura domestiche. E poco importa se si vive in occidente, la cultura della sottomissione della donna, frutto di un estremismo religioso folle che porta a dare la colpa del Coronavirus alla cattiva condotta delle donne (come affermato da un esponente religioso molto vicino al primo ministro pakistano), non lascia scampo alle giovani donne pakistante.

Nel caso di Saman Abbas, ad esempio, si sospetta stata la famiglia ad ucciderla e farne sparire i resti perché non accettava la sua scelta, da donna libera e indipendente, di sposare l’uomo che amava. A sconvolgere ancora di più, invece, sul caso della tragica e orrenda morte di Noor Mukadam, oltre all’efferata violenza, anche le origini: lei figlia di un ex diplomatico pakistano, e lui un uomo d’affari figlio di un tycoon.

La morte di Noor Mukadam

Sulla morte di Noor Mukadam sono diverse le informazioni che circolano in rete. La 27enne vittima di omicidio era la figlia di Shaukat Mukadam, ex diplomatico pakistano; è morta lo scorso 21 luglio dopo essere stata torturata, picchiata e violentata per almeno 3 giorni, vivendo le sue ultime ore all’insegna del terrore.

Secondo quanto ricostruito durante le indagini, mossa dalla disperazione, Noor ha cercato di fuggire da quella trappola mortale, cercando di gettarsi dalla finestra al primo del lussuoso appartamento, riuscendo a raggiungere il custode del palazzo, ma l’uomo, invece di chiamare la polizia l’ha “riconsegnata” nemmeno fosse un pacco, all’uomo che la stava inseguendo. Stando a quanto riferito da Express Tribune, oltre ad avere la confessione dell’uomo, la polizia avrebbe ritrovato anche un filmato delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso il momento. Secondo la polizia, se il custode avesse agito diversamente, forse Noor avrebbe potuto essere salvata.

Uccisa perché ha rifiutato una proposta di matrimonio

L’orco di questa storia è Zahir Jaffar, omicida reo-confesso, figlio di un ricco industriale, un tycoon, e persona vicina alla famiglia di Noor. In carcere in attesa di giudizio insieme ai genitori, considerati complici del crimine.

Noor Mukadam è stata uccisa perché ha rifiutato la proposta di matrimonio fatta da Zahir Jaffar. L’elemento più raccapricciante di tutta la vicenda è che, stando a quanto trapelato dalle indagini, Jaffar avesse lasciandosi scappare diversi commenti riguardo il fatto che avrebbe ucciso Noor se avesse rifiutato la sua proposta. Durante l’indagine è emerso che Jaffar aveva dei precedenti per un caso di violenza sessuale avvenuto in Inghilterra, che gli era costato l’espulsione. Ma potrebbe non essere stato l’unico caso.

Per la morte di Noor Mukadam sono stati inseriti nel registro degli indagati e incarcerati fino al 9 agosto i genitori. Secondo quanto trapelato, avrebbero avuto un ruolo chiave nella morte e nel ritardo dell’intervento della polizia. Oltre ai genitori, pare siano rimasti coinvolti alcuni amici di Jaffar; in un’audiocassetta ci sarebbero prove della loro presenza nella casa dopo l’omicidio.

Le reazioni in Pakistan per la morte di Noor Mukadam

La morte di Noor Mukadam ha riacceso una forte ondata di proteste, soprattutto da parte delle associazioni dei diritti umani e per le donne. Soprattutto negli ultimi due anni, i casi di violenza sulle donne in Pakistan hanno raggiunto il 200%, la maggior parte sono casi di violenza perpetuata tra le mura domestiche. Il periodo più nero, come accaduto anche in molti altri Paesi, tra i quali l’Italia, è stato quello tra marzo e giugno 2020, i mesi del lockdown.

Durante il World Economic Forum del 2020, il Pakistan è stato inserito al 153esimo posto su 156 nazioni nell’indice del Global Gender Gap, vicino ad Iraq e Afghanistan, Paesi dove il fondamentalismo islamico regna indisturbato. Secondo il sondaggio firmato Reuters Foundation, al 2018, il Pakistan risulta il 6° Paese al mondo più pericoloso per le donne. Dati allarmanti agli occhi di tutto il mondo ma evidentemente non al Primo Ministro pakistano che in aprile aveva detto alla BBC, in risposta al tema dell’aumento dei casi di violenze sessuali sulle donne, che le donne in Pakistan devono coprirsi per non essere una tentazione agli occhi della società.

Una società maschilista che ancora oggi tratta le donne come un mero oggetto sessuale, che chiude gli occhi di fronte ad una giovane donna seviziata per aver rifiutato una proposta, o che permette ad un’intera famiglia di ostcolare i sogni d’amore e libertà di una ragazza di 18 anni, come è successo per Saman, che doveva essere maritata ad un uomo ricco, finendo nel registro degli indagati per il suo presunto omicidio e occultamento di cadavere.

La vita di Noor si è interrotta a 27 anni, il padre l’ha ricordata come una giovane donna ricca di passioni e interessi, impegnata sul piano dei diritti umani. Istruita e donna di mondo, grazie anche al lavoro del padre che le ha permesso di vederlo. La famiglia Mukadam ora è nella morsa del dolore e chiede giustizia, ma le parole pronunciate da Shaukat Mukadam non lasciano ben sperare in un prossimo miglioramento per le condizioni delle donne: “Era così giovane e gentile, siamo completamente devastati. Con noi piange l’intero Pakistan perché io ho perso una figlia ma in pericolo ci sono tutte le donne” ha detto il padre di Noor.