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Donato Denis Bergamini: dal presunto suicidio alle indagini per omicidio. 32 anni dopo il caso resta irrisolto

Pubblicato: 18/11/2021 09:57

Era il 18 novembre 1989 quando l’allora 27enne Donato (Denis) Bergamini, stella del Cosenza, fu trovato senza vita sulla statale ionica 106, nei pressi della località di Roseto Capo Spulico. Dopo 32 anni il caso è ancora aperto. La famiglia non ha mai creduto alla tesi del suicidio inizialmente avanzata; attraverso l’autopsia e la riesumazione del corpo gli inquirenti hanno cercato di eseguire la ricostruzione della vicenda.

Ad oggi l’ex fidanzata di Denis Bergamini, Isabella Internò, che all’epoca aveva 19 anni (ora ne ha 51) resta l’unica indagata. È accusata di omicidio volontario (contestate le aggravanti di premeditazione e futili motivi), anche se non sarebbe escluso il coinvolgimento di persone ad oggi ancora ignote.

A fine aprile 2021 la Procura della Repubblica di Castrovillari ha chiesto il rinvio a giudizio per la donna; il 25 ottobre si è tenuta la prima udienza del processo. La seconda, invece, avrà luogo il 25 novembre prossimo in cui saranno ascoltati oltre 220 testimoni.

Caso Donato Denis Bergamini, l’udienza del 25 ottobre scorso

L’ultima udienza sul caso di Donato Denis Bergamini si è tenuta lo scorso 25 ottobre, presente anche Isabella Internò, rinviata a giudizio per omicidio volontario. Né la donna né i suoi avvocati hanno lasciato alcuna dichiarazione, ricorda il Corriere della Sera.

Il processo avrà il compito di verificare la realtà dei fatti sulla morte di Denis Bergamini e si basa su nuovi dettagli ed elementi fin ad ora mai sottoposti a valutazione. Come fa sapere La Repubblica, dalle indagini proseguite in questi anni sarebbe emersa la forte gelosia della Internò. Questo sentimento, sarebbe stato, secondo i magistrati, così forte da portarla a “nascondersi per spiare Denis quando rientrava a casa, di annusare i vestiti per accertarsi di eventuali profumi di altre donne, di sottoporlo a perquisizioni”.

Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Bergamini, si è mostrato speranzoso: “Siamo partiti con il piede giusto” ha detto “e adesso viaggiamo. A Donata Bergamini (sorella del calciatore ndr) dico di stare tranquilla, di essere serena perché arriverà il suo momento. Ci misuriamo sui fatti e finalmente faremo questo processo”.

Morte Denis Bergamini: la ricostruzione dei fatti

Secondo la ricostruzione eseguita dagli inquirenti sul caso riaperto oltre vent’anni più tardi, Denis Bergamini sarebbe stato narcotizzato o asfissiato con una sciarpa, un sacchetto o la cintura dell’auto. Il suo corpo sarebbe stato, poi, posizionato sulla strada di modo che fosse investito da qualche mezzo e per poter inscenare un incidente stradale. Inizialmente, fu presa per vera la tesi sostenuta dall’ex compagna del calciatore, Isabella Internò, secondo la quale il calciatore si fosse suicidato e il caso fu archiviato.

Denis, secondo un’ipotesi iniziale, si sarebbe buttato sotto a un camion e sarebbe stato trascinato per 60 metri. La famiglia del ragazzo non ha mai creduto alla teoria del suicidio. Soprattutto la sorella gemella del calciatore, Donata Bergamini, si è sempre battuta per la riapertura del caso. Con nuove prove, nel 2011 l’allora procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, riaprì l’inchiesta, che ad oggi è coordinata dal pm Luca Primicerio.

L’unica indagata per l’omicidio resta ancora oggi l’ex fidanzata. Il movente che avrebbe portato alla morte di Denis Bergamini, come riporta l’Ansa, sarebbe stato l’incapacità della Internò di accettare la volontà del ragazzo di interrompere la relazione con lei.

Caso Bergamini: le posizioni archiviate dell’autista del tir e del marito di Isabella Internò

In seguito alla drammatica morte di Denis Bergamini la procura di Castrovillari aprì un procedimento nei confronti di Raffaele Pisano, l’autista che guidava il tir che avrebbe investito il giovane. Il procedimento terminò il 4 luglio del 1991 con una sentenza di assoluzione, ricorda il quotidiano Domani.

Tra le posizioni da chiarire ci sarebbe ancora quella di Luciano Conte, marito della Internò, anche lui in passato è stato indagato per favoreggiamento prima che la sua posizione venisse archiviata. Secondo gli investigatori, però, Luciano Conte avrebbe, riferisce sempre Domani: “indirizzato la moglie su cosa dire e su come dirlo e su cosa, invece, tacere”, ipotesi che non ha mai trovato conferma.

Gli inquirenti considerano, inoltre, che i genitori della Internò fossero in qualche modo complici e che “fossero a conoscenza del piano criminoso della figlia”, si legge su La Nuova Ferrara. Resta infine il mistero delle due persone che il testimone oculare Francesco Forte avrebbe visto sulla scena del crimine.