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Funivia Stresa-Mottarone, il caposervizio Gabriele Tadini torna libero dopo 6 mesi ai domiciliari

Pubblicato: 25/11/2021 12:50

Il 23 maggio 2021 a Stresa, sul Lago Maggiore, precipitava la funivia Stresa-Mottarone. Il drammatico crollo ha causato la morte di 14 persone. L’unico a essere sopravvissuto è il piccolo Eitan. Il Gip di Verbania aveva disposto il fermo di tre persone, due delle quali poi rilasciate. Solo una, Gabriele Tadini, era stata sottoposta agli arresti domiciliari, ma oggi la sua vicenda giudiziaria è giunta a una svolta.

Tragedia Stresa-Mottarone: Gabriele Tadini torna libero

È di queste ore la notizia della liberazione dagli arresti domiciliari per Gabriele Tadini, caposervizio delle Ferrovie del Mottarone. Questa società era incaricata di gestire la funivia precipitata a maggio. Come spiega Ansa, il gip di Verbania Elena Ceriotti ha disposto la revoca dei domiciliari perché sono trascorsi 6 mesi dal suo arresto. La procura di Verbania aveva richiesto già alcuni giorni fa la revoca, poiché “erano prossimi a scadere i termini”. Nel provvedimento emesso, il giudice ha inoltre ricordati come Tadini non abbia commesso alcuna violazione dei limiti imposti dall’ordinanza cautelare.

Nel frattempo, stanno proseguendo le indagini sulla tragedia, per accertare le cause del crollo della cabina numero 3 della funivia. Il prossimo passo richiederà l’effettuazione dell’incidente probatorio. Per gli altri due indagati, Luigi Nerini e Enrico Perocchio si attende inoltre l’esito del ricorso per Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame che alla fine di ottobre ha disposto anche per loro i domiciliari.

Le ammissioni di Tadini sulla strage della funivia Stresa-Mottarone

Lo scorso maggio, il Gip aveva ritenuto la decisione presa per Tadini “più che sufficiente”. Il caposervizio aveva infatti ammesso la manomissione e l’utilizzo del forchettone. Luigi Nerini, gestore dell’impianto, aveva invece negato ogni responsabilità nella manutenzione della funivia. Il suo legale aveva evidenziato come questa non dovesse essere a carico dell’imprenditore, ma delle ditte alle quali era stata affidata al caposervizio e al direttore. “Quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini“ aveva affermato anche Perocchio, direttore dell’esercizio, ribadendo la medesima versione.