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Combustibili fossili, miliardi di euro per missioni militari a difesa dell’estrazione: la denuncia di Greenpeace

Pubblicato: 10/12/2021 23:37

I combustibili fossili muovono grandi interessi e questo è testimoniato dal livello di attenzione che i governi dedicano ai siti di estrazione e alle piattaforme petrolifere. Secondo il nuovo rapporto di Greenpeace, circa il 64% della spesa italiana per le missioni militari sarebbe destinato ad operazioni collegate alla difesa di fonti fossili, per un totale di 2,4 miliardi di euro negli ultimi quattro anni. I dati dell’associazione ambientalista si inseriscono nel dibattito sulla transizione ecologica e sui costi, anche indiretti, che gas e petrolio possono avere per il bilancio dello Stato.

Le missioni militari italiane a difesa delle fonti fossili

Lo studio di Greenpeace stima che circa i due terzi delle missioni militari dell’Unione europea sarebbero riconducibili alle fonti fossili e, in particolare, alla sicurezza dei siti in cui avvengono le operazioni di estrazione o stoccaggio. Per quanto riguarda l’Italia, la spesa per questo tipo di attività militari si aggirerebbe su poco meno di 800 milioni di euro nel solo 2021.

I casi citati sono quelli della missione “Mare Sicuro”, a largo delle coste libiche, e dell’operazione “Gabinia”, nel Golfo di Guinea: secondo l’associazione, uno degli scopi principali di queste missioni sarebbe proprio la sorveglianza e la protezione delle piattaforme petrolifere e degli asset estrattivi sotto interesse italiano, ubicati in acque internazionali. Discorso analogo per le missioni nel Golfo di Aden, tra Yemen e Somalia, e nello Stretto di Hormuz, a largo delle coste dell’Iran, considerate zone strategiche per le nostre importazioni di petrolio e gas.

L’impegno italiano per la transizione ecologica

In occasione della recente Cop26 di Glasgow, l’Italia si è impegnata, insieme ad altri 38 paesi, a porre un freno agli investimenti pubblici nel settore dei combustibili fossili. L’obiettivo è quello di limitare l’aumento globale delle temperature, causato dalle emissioni di gas serra, a 1,5 gradi. La discussione sarà quindi incentrata anche sull’utilizzo delle risorse pubbliche per questo tipo di missioni militari. Secondo Greenpeace, tali risorse potrebbero essere investite diversamente, soprattutto considerando come il tema della transizione ecologica sia ormai entrato a far parte dell’agenda politica.

La Difesa deve mettere al centro la sicurezza del pianeta e delle persone, gravemente minacciata dai cambiamenti climatici – dichiara in una nota Chiara Campione, portavoce di Greenpeace ItaliaChiediamo quindi al nostro governo di rispettare gli impegni presi alla Cop26 e interrompere immediatamente il finanziamento di missioni militari a difesa di chi distrugge il clima”.