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Quirinale tra Covid-19 e trattative bloccate: su Berlusconi stallo tra Lega e PD, il M5S “commissaria” Conte

Pubblicato: 05/01/2022 20:39

Per il fischio d’inizio mancano solo 20 giorni, ma sul Quirinale il clima all’interno e tra i partiti è già incandescente. Matteo Salvini cerca di fare l’arbitro, ma il nome di Silvio Berlusconi, che la Lega sostiene, blocca ogni possibile trattativa con PD e Movimento 5 Stelle. Sono proprio i pentastellati a mostrarsi più allo sbaraglio, con il partito che sconfessa la linea di Giuseppe Conte, cercando anzi di “commissariarlo” affiancandogli i capigruppo di Camera e Senato. Le truppe sono fuori controllo, e il livello di incertezza cresce anche a causa del Covid-19, che potrebbe costringere alcuni dei grandi elettori a non partecipare alle votazioni. La soluzione sembra essere il voto a distanza, ma le difficoltà logistiche sembrano difficili da superare.

Quirinale, grande confusione sotto il cielo della maggioranza

Le premesse non sembrano quelle di una votazione che assicuri in breve tempo un presidente della Repubblica che succeda a Sergio Mattarella. A essere al palo sono le stesse trattative, impantanate in veti opposti e calcoli contorti: Draghi o non Draghi, innanzitutto, con il premier che sembra il più accreditato e allo stesso tempo il più inviso ai partiti. Incombe infatti lo spettro delle elezioni in caso il presidente del Consiglio si trasferisse al Colle, particolarmente spaventose dato che la prossima legislatura vedrebbe drasticamente diminuiti i seggi, grazie al taglio dei parlamentari.

Il Partito Democratico spinge sul nome di Draghi escludendo le urne anticipate, ma la prospettiva si potrebbe scontrare con la realtà correntizia del partito. Il 13 la direzione discuterà anche su questo punto, ed Enrico Letta potrà testare con mano la disponibilità del suo partito a seguirlo o meno. Contrapposizioni che si registrano anche sul versante opposto, lato Lega, con Salvini che vuole il ruolo centrale nelle tessiture per il Colle e Giancarlo Giorgetti che gioca di sponda mostrandosi scettico sul nome appoggiato (almeno formalmente) dal leader, quello di Berlusconi.

Berlusconi al Colle blocca le trattative tra Lega e PD con M5S

Proprio la possibilità che l’ex presidente del Consiglio salga al Colle pesa come un macigno sulle contrattazioni tra le forze della maggioranza parlamentare. Salvini propone nuovamente un incontro tra i leader, ma finché c’è il nome di Silvio Berlusconi sul tavolo, PD e Movimento 5 Stelle chiudono la porta in faccia all’offerta di cercare insieme una soluzione condivisa. Inutile anche l’operazione di moral suasion da parte di Gianni Letta, zio del segretario PD.

Il confronto rimane in congelatore finché il nome del centro-destra resta quello dell’ex Cavaliere, che sente allontanarsi sempre di più il Quirinale, per cui la candidatura non è mai stata ufficializzata ma su cui da mesi Berlusconi sta lavorando. Purtroppo, per il leader di Forza Italia potrebbero non bastare i voti dell’alleanza di centro-destra, ma soprattutto non v’è certezza matematica neanche contando i possibilisti del Gruppo Misto e dei delegati regionali. Una votazione persa sarebbe un colpo all’orgoglio e non è certo che Berlusconi voglia rischiare.

Il Movimento 5 Stelle “commissaria” Conte e punta sul Mattarella bis

Neanche nel Movimento 5 Stelle l’aria è delle più serene. Giuseppe Conte lunedì, durante un’assemblea, si è visto pesantemente ridimensionato dal gruppo al Senato, che ha chiesto a gran voce un Mattarella bis. L’ex presidente del Consiglio ha portato avanti la candidatura di una donna per il Quirinale, ipotesi che il più delle volte viene usata come bandierina, e che è stata stroncata dai senatori pentastellati.

Inoltre, il gruppo del Senato ha chiesto che Conte sia affiancato durante le votazioni per il Colle dai capigruppo Davide Crippa e Maria Domenica Castellone. Un vero e proprio “commissariamento” che il leader dei 5 Stelle ha provato a minimizzare: “Non mi sento sconfessato, non abbiamo neanche iniziato a parlarne“, ha dichiarato ai microfoni de Il Fatto Quotidiano, “Ne parleremo la settimana prossima, quindi chi ha da parlare parlerà in quell’occasione“.

L’ombra del Covid-19 sull’elezione del presidente della Repubblica

Queste elezioni saranno ulteriormente complicate dall’ondata di Covid-19. Il Transatlantico della Camera dei Deputati è stato chiuso per l’aumento dei contagi causati dalla variante Omicron, e riaprirà solo per le votazioni del presidente della Repubblica. Il dilagare del virus potrebbe causare anche l’assenza per positività di alcuni grandi elettori. Al 24 gennaio, data di inizio del voto, si calcola che potrebbero mancare all’appello anche 100 elettori, circa il 10%.

Numeri che pesano, soprattutto in una situazione come questa in cui anche un voto può fare la differenza. Nonostante le assenze, infatti, le prime tre votazioni chiederanno comunque la maggioranza qualificata di 672 su 1.009 elettori. Si pensa dunque al voto segreto da remoto, ma sembra molto difficile come strada da perseguire. Incertezze pandemiche che si sommano alle divisioni endemiche dei partiti, e che fanno iniziare tutta in salita l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.